venerdì 27 aprile 2012

Il perdono non è solo una parola

Avevo pubblicato qualche settimana fa una lettera di Anna dalla Colombia. Eccone una seconda. Si parla della violenza ai danni del popolo colombiano, della lotta per il rispetto della sua dignità, della sua terra e dei suoi diritti, della sua perseveranza nella ricerca della riconciliazione e del perdono. Buona lettura.

Hola amigos y amigas!

inizio a scrivervi mentre risuona nelle mie orecchie il rombo di un elicottero militare che sorvola la città di Popayan. Probabilmente è diretto al nord del Cauca, dove da giorni sono in corso scontri tra esercito e FARC.

"Alla mia bimba piaceva molto guardare gli aerei volare, quando eravamo in città", mi raccontava l'altro giorno un'amica mentre eravamo al parco e, all'udire un aereo solcare il cielo, sua figlia di due anni si rannicchiava tra le sue braccia stringendosi forte a lei, "ma ora che siamo tornati a vivere a casa nostra, in una zona rurale, dove spesso ci sono azioni dell'esercito e dagli elicotteri partono raffiche di mitra, ha molta paura e corre a nascondersi quando ne sente il rumore".
Vi mando queste righe per aggiornarvi rispetto alla mia precedente lettera. In tanti mi hanno scritto parole di solidarietà e vicinanza alle famiglie di Hortencia e Manuel, assassinati nel 2006, e di William, ferito in quello stesso giorno. Grazie. Grazie di cuore, a ciascuno e ciascuna di voi. Vi assicuro che ho portato il vostro abbraccio, l'affetto solidale che mi avete mandato, alla comunità che cerca giustizia e vuole che emerga la verità di quel che c'è dietro a quella
notte di spari e di morte.

Il 17 febbraio abbiamo vissuto momenti intensi di memoria, di dignità, di condivisione di un impegno che continua nella ricerca di giustizia e verità. Le famiglie e la comunità, accompagnate da persone provenienti da diverse parti della Colombia e del mondo, erano presenti. Purtroppo, però, i rappresentanti delle forze armate non si sono invece presentati. La sera prima, alle 8 di sera, l'esercito ha comunicato che l'evento non si poteva fare "per motivi di sicurezza". Per le vittime, è stato l'annuncio di un'ennesima burla. La comunità si è comunque riunita, facendo memoria e denunciando, continuando coraggiosamente a coltivare semi di giustizia e rifiutando di abituarsi a convivere con il diffuso clima di impunità. Le famiglie delle vittime hanno indirizzato direttamente al presidente della repubblica e ad altre istituzioni dello stato richieste chiare e precise: si rispetti la sentenza che dice che l'esercito deve
riconoscere pubblicamente le proprie responsabilità, si chiarisca la verità dei fatti e si condannino i responsabili.

C'è ora una nuova data per la richiesta di perdono: il 10 di marzo. La comunità e le famiglie si riuniranno. In tanti accompagneremo. Sentiremo la vostra vicinanza. Mani solidali che si uniscono, senza confini. Sarà un momento importante. "Il perdono non può essere solo una parola, la richiesta di perdono deve venire dal cuore. Perdono significa impegno alla non ripetizione. Questi fatti non si devono ripetere. Mai più. Non solo qui, ma in tutta la Colombia." Con i famigliari delle vittime, è tutto un popolo che chiede che non si uccidano mai più contadini e contadine, giovani, donne, uomini che vivono ai margini della
società,... facendoli poi passare per guerriglieri! Si parla di 3000 "falsos positivos" in tutta la Colombia, civili assassinati e presentati poi come guerriglieri... dietro ai numeri, difficili da dare, volti e storie, dolori inenarrabili. Le voci delle vittime spesso zittite e l'impunità che sembra regnare.

Con questa lettera, vorrei raccontarvi anche di un'altra situazione che, chissà, forse già conoscete. Tutti noi conosciamo l'ENEL. Immagino che a ciascuno di voi "Enel" faccia venire in mente qualcosa. A me faceva venire in mente una lampadina accesa. Ora la sto invece associando a manganelli e lacrimogeni, a famiglie che non avranno più una casa, alla Madre Terra violentata,...

L'Enel è infatti la multinazionale che sta dietro a quanto sta succedendo nella regione colombiana del Huila. La multinazionale Enel - Endesa (Endesa era un'impresa spagnola, ma dal 2009 il 92% di Endesa è di proprietà di Enel) sta infatti costruendo una mega-diga in Colombia, nella regione del Huila, El Quimbo. Per realizzarla, si inonderanno oltre 8000 ettari di terra molto fertile che ora dà da mangiare a migliaia di persone. Saranno inondati sei comuni con le case di 362 famiglie. Centinaia di contadini, pescatori e braccianti dovranno lasciare le loro case e i campi, perderanno il lavoro e la fonte di sostentamento. Sarà in grave rischio la produzione di cibo di tutta la regione, perché la zona che sarà inondata, ricca in biodiversità, produce attualmente mais, platano, caffè, riso, soia, frutta, carne e latte. Saranno inondati siti di interesse culturale ed archeologico.

Secondo il progetto, nei prossimi giorni sarà deviato il corso del Rio Magdalena, uno dei maggiori fiumi della Colombia, navigabile e lungo 1500 km, che garantisce la fertilità delle terre che bagna. E' un attentato all'agricoltura, alla pesca, all'economia della regione, alla natura e agli ecosistemi che verranno irrimediabilmente compromessi. Le proteste nonviolente delle comunità organizzate sono in queste settimane represse con violenza dalle squadre antisommossa, armate con la complicità della multinazionale con il governo colombiano. Con la violenza si sta facendo spazio allo sviluppo di questo megaprogetto che porterà molta ricchezza nelle mani delle multinazionali e fame alla gente che si trova senza casa, senza lavoro, senza più pesce da pescare né terra da coltivare, con gli ecosistemi distrutti,...

Spero di raccontarvi di più in una prossima lettera, intanto ci tenevo però ad anticiparvi qualcosa, in particolare perché:

- potete sottoscrivere un appello di Salva la Selva alle autorità
europee contro il progetto di El Quimbo:
https://www.salvalaselva.org/mailalert/845/multinacionales-europeas-destruyendo-la-amazonia-colombiana

- si potrebbe poi fare pressione anche sull'Enel, visto che è italiana. E sulla Impregilo, l'impresa italiana che sta realizzando i lavori di costruzione della centrale idroelettrica. Come? Non so, ma magari voi avete idee, proposte,... scrivetemi, scriviamoci e pensiamoci insieme!

Oggi è iniziata nel Huila, nella zona dove dovrebbe essere costruita la diga, una grande mobilitazione che ha come fine impedire che si devii il corso del Rio Magdalena. Il deviamento è previsto al massimo per il 6 marzo. Per questo quel giorno ci saranno manifestazioni di appoggio anche in altre parti del mondo, per esempio a Barcellona, e forse a Roma.

Carissimi,
mentre quotidianamente sono parte delle resistenze dei popoli colombiani, il mio cuore batte chiaramente anche al vostro fianco, condividendo utopie che non sono esclusiva di un popolo o di una parte del mondo. Mi sento profondamente vicina a voi nelle resistenze che anche in Italia si stanno portando avanti: contro l'acquisto dei cacciabombardieri F35 e per il diritto all'educazione e alla salute, per i diritti dei lavoratori, contro la TAV e per il rispetto dell'ambiente, contro l'armamento dei vigili urbani e per comunità più accoglienti, per una giustizia che sia davvero giusta,...

Da una parte all'altra di questo amato e saccheggiato mondo, siamo in piedi, come popoli del mondo che sognano e costruiscono un mondo... forse semplicemente più umano!

Con gli amici e le amiche con cui condivido la vita e le speranze di questa bella e sofferente terra colombiana,

vi abbraccio.
Anna

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