La vita del frate conosce molti momenti di penitenza e mortificazione, il principale dei quali è il capitolo degli studenti.
Il capitolo è la riunione in cui i frati decidono le questioni più rilevanti per la vita della loro comunità. C'è il capitolo di convento, quello di provincia e quello generale, in cui si riuniscono i rappresentanti di tutti i frati di tutto l'ordine da ogni regione del mondo.
E c'è anche quello dei frati studenti. Non che il capitolo degli studenti abbia un qualche potere decisionale (quello l'ha tutto il maestro), è un capitolo più per modo di dire che in realtà. Però, è una prima importante palestra per quello che diventerà uno dei momenti qualificanti della vita domenicana.
Di solito ci riuniamo la sera, l'unico momenti buco della giornata. Noi student,i poi, nutriamo sempre una malcelata speranza che il sonno e l'ora tarda possano porre un limite alle nostre interminabili discussioni. La sala in cui ci riuniamo è enorme. Ci stanno tre tavoli (uno lungo, uno corto e uno rotondo), un frigorifero, un biliardo anni '50, due armadi cinti da vasi cinesi, tre librerie ripiene di romanzi d'appendice, bibbie, summe e trattati di spiritualità. A metà della sala, assediati a sinistra da una parete, a destra dal biliardo, avanti e dietro dai tavoli, sono stati sistemati a quadrato quattro divani rossi sfondati da frati dalla corporatura importante. Marca il centro del quadrato un tappeto sovrastato da un tavolino da thè.
domenica 26 maggio 2013
martedì 21 maggio 2013
Le dimissioni
Sua Santità si è dimesso. Un gesto simile è già di per se inaudito e clamoroso, ma in Italia – lo sappiamo tutti - lo è ancora di più.
Il nostro è, ahimè, un paese per vecchi. Ogni autorità, di qualunque genere e specie, – il professore, il dottore, il politico, il manager – rimane appiccicata alla propria poltrona, quasi vi fosse legata da un vincolo di natura sacramentale, “finché morte non vi separi”. Viene il sospetto che questi uomini, raggrinziti da un perenne esercizio del potere, sussistano esclusivamente in virtù della loro posizione e che da essa succhino vita come da un elisir di eterna giovinezza. Somigliano ad un alpinista a penzoloni su un abisso, aggrappato con le unghie ad un ultimo disperato sperone di roccia.
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