domenica 26 giugno 2016

3 guai e l'ecumenismo

Si sta svolgendo il sinodo panortodosso. Allora mi sembra di fare cosa opportuna rispolverare questo mio commento dai toni lievemente apocalittici alla dichiarazione congiunta tra papa Francesco e il patriarca Kirill.

28. Nel mondo contemporaneo, multiforme eppure unito da un comune destino, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, a testimoniare insieme la dignità morale e la libertà autentica della persona, «perché il mondo creda» (Gv 17, 21). Questo mondo, in cui scompaiono progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità.


Tre sono i guai annunciati al mondo di oggi, tre sono le grandi minacce din questi tempi difficili. La prima riguarda tutto il mondo ed è l'emergenza ecologica. La seconda viene da sud ed è un Islam in forte espansione demografica e che mostra un volto crudele e cruento. La terza nasce e cresce in Europa ed è una secolarizzazione inarrestabile, che trasforma ogni valore in merce e nasconde ogni trascendenza.

I cristiani, ubbidienti al comandamento di Gesù Cristo, non devono temere, ma maturare nella  serena fiducia verso la provvidenza del Signore di tutte le cose. Fatti saldi nella fede e nella speranza, è, però, loro compito di carità lavorare al bene comune, affrontando le suddette minacce. A questo fine, la ritrovata comunione tra cristiani è un passaggio inderogabile, che, seppur tra mille esitazioni, stiamo già compiendo. Molto ancora, però, resta da fare.

Il primo "guai!"
Rispetto all'emergenza ecologica, papa Francesco ha pubblicato nel 2015 l'enciclica Laudato Si', facendo esplicito riferimento all'insegnamento del patriarca ecumenico Bartolomeo. Alla riflessione comune, dovrà seguire anche un comune impegno e, soprattutto, una comune conversione dei cuori,  condividendo la convinzione di Bartolomeo che “il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta” (in Laudato Si' 9).

Il secondo "guai!"
L'annuncio della Parola ha tratto più giovamento che danno dalle persecuzioni. Questo è l'insegnamento delle persecuzioni romane prima della pace costantiniana del 313, sia, più recentemente, dal periodo di persecuzione comunista. Le chiese russa e polacca ne sono splendide testimoni. Un'eccezione a questa regola sembra essere l'Islam: dove si è diffuso, la Chiesa è scomparsa. Nulla è rimasto delle comunità nordafricane. La stessa sorte pare attendere quelle mediorientali. I luoghi e le chiese che hanno conosciuto Cipriano ed Agostino, Basilio e i due Gregorio, hanno perso la memoria della croce. Gli avvenimenti degli ultimi anni sembrano il compimento un processo secolare e inarrestabile. A ben guardare, però, l'avanzata delle truppe di Mohammed più che dalle scimitarre è stata favorita e facilitata dalle divisioni che hanno lacerato la Chiesa. Non fu la violenza musulmana, ma quella tra melkiti, nestoriani e giacobiti, tra cattolici e donatisti, tra cattolici e ortodossi a lacerare la Chiesa, a ridurla a uno straccio da gettare. Quello che accade oggi è di tutt'altra natura. Il coraggio e il martirio di tanti cristiani mediorentali sono la manifestazione dello Spirito del Cristo che ancora anima e sostiene la sua Chiesa. Secondo l'esempio di Ignazio di Antiochia, ciò deve indurci alla preghiera, al ringraziamento, alla lode di Dio, non allo sconforto e al pessimismo.

Il terzo "guai!", il più subdolo e temibile
In una società dove quasi tutto è possibile ed acquistabile, gli uomini finiscono per essere sommersi da desideri passeggeri e preoccupazioni vane. Si dimenticano di Dio. Quando il cristianesimo ridotto ad etica viene scacciato con un gesto della mano, come una mosca fastidiosa. Ed è giusto così. Compito della Chiesa è tornare ad annunciare la grandezza a cui tutti gli uomini sono chiamati, e cioè la vita divina, e a risvegliare il desiderio sopito di bontà, bellezza e trascendenza che abita il cuore dell'uomo e che, se ascoltato, lo conduce a Dio stesso. Non è forse l'essenza della salvezza cristiana sapere che questo desiderio non è vano, anzi è realizzato nel Cristo crocifisso e risorto? I cristiani ortodossi hanno meglio custodito questo patrimonio che appartiene alla Chiesa tutta. I cattolici tornano ora a riscoprirlo e a valorizzarlo, grazie al ricorso alla tradizione occidentale fino a Tommaso d'Aquino e alla straordinaria produzione teologica ortodossa moderna, quella di Solovev, Evdokimov, Dostojevski.

Ecco come il Corpo di Cristo, quando torna a respirare con i suoi due polmoni, è vigoroso e dà respiro e salute al mondo. L'unità della Chiesa è, quindi, questione vitale, mondana e trascendentale. Si tratta solo di ricostituire quella comunione nell'amore per cui Cristo ha pregato (e questa è la cosa più importante, cruciale), di essere testimoni autorevoli della risurrezione di Gesù di Nazareth, di prendersi cura insieme del creato e del sociale, di essere sacramento di salvezza per l'uomo e per il cosmo. 

Ecco perché, in questi tempi difficili e bui, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, per portare la luce di Cristo al mondo, affinché il mondo creda. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità dipende in gran parte il futuro dell’umanità.

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