sabato 29 dicembre 2012

Il lucernario



Tutto è buio e attende. Le luci sono spente. Nessuno fiata.


E' strana una chiesa così. Quando ci si riunisce in assemblea, la sala è sempre illuminata e si vede chiaro il volto di ciascuno, così da poterne scrutare ogni espressione, anche quell'impercettibile movimento del volto che tradisce la più piccola delle emozioni. La situazione è sotto controllo e niente ci può sorprendere, quando tutto è illuminato.

Nella vita, però, non è mai così. Fatichiamo a comprendere quello che accade in torno a noi. Siamo cattivi aruspici e i presagi che il mondo ci regala rimangono indecifrati. L'angoscia per il futuro ci fa da compagna. La paura per noi e per i nostri affetti attanaglia le notti e scaccia il sonno.


A volte soffochiamo in un'oscurità che opprime il petto e la nostra solitudine raggela il sangue e le lenzuola del letto. A nulla vale tendere le mani, perché là fuori non c'è nulla che valga la pena afferrare. L'umore è nero; le ossa marce, esauste di umidità e foschia, non ci reggono più. Non vogliamo più camminare; solo piangere.

Tutto è buio e attende. Le luci sono spente. Nessuno fiata.

Prima un suono soffuso - un canto a nostro Signore, che è dolce e antico - cresce e diventa gagliardo. Rimbomba tra le navate e dà coraggio. E' un vino forte, ben fermentato, di quelli che si bevono al calice del Crocifisso.

Poi, ecco, una fiammella si accende e dopo un'altra e un'altra ancora. Il fuoco è caldo e balla sulla candela. Io rimango incantato a guardarlo. Di tanto in tanto la liturgia vuole che lo tenga a un palmo dal naso ed è come stare di fronte a una magia, a un piccolo miracolo che continua a ripetersi e stupire.

Perfino il cuore si scalda - eppure è una fiammella così fragile - e i muscoli si asciugano e tornano vigorosi a pulsare. Verrebbe la tentazione di allungare le dita... ma attento! ti potresti bruciare. Ora gli occhi sanno dove fissarsi e viene voglia di ridere dietro ai fantasmi.

La notte è rotta e la luce si fa abbagliante. Si illuminano i lampadari e i riflettori. L'incenso della preghiera si spande, infilandosi tra le maniche delle vesti, sotto i piviali e le cotte, e, penetrando nelle narici, nasconde gli odori, la fatica e la strada.

Tutto torna chiaro e un po' meno vero. Tra le labbra stringi la nostalgia di quella sola fiammella che aveva rotto la notte.


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