mercoledì 2 settembre 2015

La nicchia delle luci

Racchiuso nel nobile Corano, incastonato nel cuore della sura an-Nur, la sura della Luce, brilla misterioso un versetto che recita:
Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale né occidentale, il cui olio sembra illuminare senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce. Allah guida verso la Sua luce chi vuole Lui e propone agli uomini metafore. Allah è onnisciente.
Molti hanno tentato di carpirne il senso, ma l'esegeta più profondo è stato Abu al‑Hamid al‑Ghazali. Teologo e mistico, nasce a Tus, città di mercanti nella Persia nord-orientale, nell'anno 450 dell'Egira (1058-59 d.C.). Giovane di acuta intelligenza, studiò prima  sulle rive del mar Caspio, e poi tra i monti del Korazan, mettendosi alla scuola del celebre imam al‑Haramain. Alla morte del maestro, fu chiamato alla corte del ministro Nizam al-Mulk e nel 1091 d.C. cominciò a insegnare diritto a Baghdad, dove ottenne la sua consacrazione accademica e scrisse la sua celebre confutazione dei filosofi. Nel 1095 d.C entrò in un periodo di crisi spirituale, che lo portò a ritirarsi a Damasco e a dedicarsi alla pratica di un austero sufismo. Durante questo periodo di transizione, al‑Gazali seppe integrare alla sua cristallina razionalità e alla sua fedeltà alla legge divina, anche una profonda pratica mistica. Morì nel 1111, anno del Signore, nell'anno 505 dalla migrazione del Profeta dalla Mecca a Medina.

La luce, scrisse al‑Ghazali, in una tarda lettera a un discepolo, intitolata La Nicchia delle Luci, “è ciò che è visibile di per sé e rende visibili le altre cose, come il sole”. E' luce il fuoco che crepita nella notte; luce sono la luna e le stelle; è luce il sole dall'alba fino al suo tramonto. E' luce l'occhio, senza il quale ogni fiamma è oscura. Ancora più luce è l'anima umana, che oltrepassa i muri e attraversa le distanze in un istante, che vede l'altro e se stessa". L'anima è luce davvero perché sa cogliere l'essenza delle cose, che rimangono celate ai cinque sensi. Quando Dio le dona lo spirito di profezia, l'anima sfolgora e carpisce anche i misteri reconditi della creazione. La luce che illumina l'anima è la sapienza massima, la parola divina, il Sacro Corano. E' allora che l'intelletto conosce davvero e si avvicina a ciò che ci fa uomini. Ma “la luce vera è Dio eccelso; il termine luce dato a cosa diversa da Lui è pura metafora che non risponde affatto a realtà”. Grazie a Dio, infatti, le cose passano dall'oscurità più buia e impenetrabile del non‑essere, alla chiarezza cristallina e splendente dell'essere. Dio crea e fa essere e risplende nelle sue creature. Dio è luce abbagliante, perché non c'è nulla di ciò che esiste, che non Lo rifletta incessantemente, come tanti specchi che riverberano i raggi del sole. L'uomo conosce la luce del sole grazie al buio della notte e conosce un colore grazie agli altri colori e ogni forma nella loro varietà e differenza, ma Dio si nasconde nell'eccessiva evidenza della sua esistenza. Per conoscerLo bisogna avere occhi allenati e un animo puro. Ci sono alcuni tra noi, gli spiriti giusti e immacolati, che vedono Dio e in Lui vedono ogni cosa. Altri intelletti, coloro che sono sapienti e saldi nella scienza, in ogni cosa vedono il suo Creatore. Ma chi è iniziato ha visto che nulla esiste se non Dio.