Milton Friedman, in un celebre articolo del 1970 per il New York Times, attaccò vigorosamente e persuasivamente il concetto di Responsabilità Sociale d'Impresa. In estrema sintesi, l'argomento di Friedman era che un manager deve agire nell'interesse degli azionisti, il quale consiste nel fare quanti più soldi possibile. Se un manager, invece di massimizzare i profitti, cerca di fare del bene con le risorse dell'azienda che dirige, sta - di fatto - depredando i proprietari dell'impresa. Se ne deduce che chi agisce secondo i principi della Responsabilità Sociale d'Impresa, non agisce eticamente.
Ovviamente, anche Friedman ritiene che il manager possa fare del bene (ma con i propri soldi, non con quelli degli altri!) e che ci siano dei limiti al perseguimento del profitto: la legge e le norme etiche fondamentali condivise dalla società.
Friedman non ha tutti i torti: le imprese nascono per generare profitti e in questo si devono impegnare. La sua analisi presenta, però, qualche aspetto problematico che vorrei sottolineare:
Ovviamente, anche Friedman ritiene che il manager possa fare del bene (ma con i propri soldi, non con quelli degli altri!) e che ci siano dei limiti al perseguimento del profitto: la legge e le norme etiche fondamentali condivise dalla società.
Friedman non ha tutti i torti: le imprese nascono per generare profitti e in questo si devono impegnare. La sua analisi presenta, però, qualche aspetto problematico che vorrei sottolineare: