venerdì 7 ottobre 2011

(Domeni)cani e no

L'altro giorno il mio Provinciale, durante una chiacchierata telefonica, mi ha ricordato che i frati predicatori "sono domenicani e non cani". Riponendo la cornetta mi sono chiesto: ma non dovrebbe essere proprio così?

"Cane" non è un complimento - per lo meno dai tempi del profeta Isaia. Così gli Israeliti usavano insultare i pagani: cani. Gesù non è da meno e, assai poco cavallerescamente, paragona a dei cagnolini una donna greca, che gli chiedeva di liberarle la figlia da un demonio.

Ed egli le disse: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». [Mc 7,27]
"I cani", però, nel vangelo di Marco fanno una figura molto migliore dei "figli".


La "cagna pagana" aveva appena sentito parlare di Gesù, eppure lo era andato a cercare, con ostinazione, nonostante il Messia cercasse di tenersi nascosto. Quando lo trova gli si getta ai piedi, lo prega perchè la esaudisca, non si spaventa nemmeno di fronte agli insulti e addirittura lo chiama - nel vangelo di Marco prima ed unica a farlo  - "Signore".
Essa replicò: «Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli». [Mc 7,28]
Finisce con un esorcismo e con lo stupore di Gesù di fronte alla fede di una pagana.

Ben altra accoglienza gli avevano tributato "i figli", cioè i suoi parenti e compatrioti, quando era tornato a Nazareth [Mc 6,1-6]. Lui non si nasconde: va a predicare nella sinagoga. Loro lo conoscevano bene, sapevano di chi era figlio e quale era la sua professione, avevano ascoltato le sue parole e visto i prodigi delle sue mani.  Eppure "i figli" ne rimangono scandalizzati e rifiutano di credere in lui. Finisce senza esorcismi e senza miracoli, con lo stupore di Gesù di fronte alla loro incredulità.

Se così stanno le cose, bisogna augurarsi che i frati predicatori siano dei veri e propri cani, che come segugi  cercano il loro padrone, si fidando di lui con devozione, e collaborano prontamente alla conduzione del gregge. Insomma, nomen omen: i frati devono essere autentici domeni-cani!

Una sola eccezione è prevista per questa piccola regola aurea di spiritualità domenicana: sono da evitarsi i latrati in coro!

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