domenica 9 giugno 2013

La fede e il sospetto

Ludwig Wittgenstein sosteneva che una proposizione fosse sensata quando si sapesse dire in quali casi tale proposizione fosse vera o falsa. Il criterio di Wittgenstein si adatta perfettamente alle scienze sperimentali; ma per la filosofia? E' un enorme guazzabuglio di frasi senza senso? Molti acconsentirebbero senza pensarci due volte. Karl Popper si è posto questo problema e ha suggerito una soluzione diversa: se non possiamo affermare con certezza quando una idea filosofica sia vera o meno, dal confronto tra ipotesi filosofiche opposte possiamo però capire quale sia quella più rigorosa, quella meno falsa.

Si può tentare la stessa operazione di critica per capire quando la nostra fede non è autentica. Paul Ricoeur ha indicato tre maestri che ci insegnano a sospettare della nostra fede e di noi stessi. I tre maestri che ci mettono una pulce nell'orecchio sono Karl Marx, Sigmund Freud e Friedrich Nietzsche. Proviamo, allora, con il loro aiuto, a testare la nostra coscienza.


Il sospetto di Marx: il tuo lavoro fa schifo, lavori tanto, guadagni poco e il tuo capo ti tratta male. I tuoi vicini viaggiano in Lamborghini e vanno in vacanza a Malibù. Tu non puoi permettertelo e li invidi tremendamente... Allora cominici a credere in Dio, un dio che ti ripagherà di tutte le tue sofferenze con un paradiso fatto di spiaggie tropicali e cocktail serviti da ragazze in bikini e che ti vendicherà di tutti coloro che si sono goduti la loro vita sulla terra gettandogli in un inferno che è tutto pianti e stridor di denti.

Il sospetto di Freud: vivi la tua vita nel senso di colpa, hai una paura sfacciata dell'altro sesso e del tuo corpo, sei oppresso da un senso del dovere ipertrofico. Allora cominci a credere in Dio, un dio che ti ordina di non fare quello che tu hai paura di fare, che condivide il tuo disprezzo per la carne e la materialità, che ti premia per il tuo rigore, il tuo ascetismo, la tua disincarnazione.

Il sospetto di Nietzsche: sei un povero, sei un fallito, sei una pecora, hai paura della tua ombra. Non hai mai combinato niente in vita tua. Hai vissuto sempre nella più sconfortante delle mediocrità, in un piccolo appartamento di un grigio quartiere di una grande città, roso dall'invidia per tutti coloro che, invece, osano, vincono, si divertono, vivono da leoni, al duecentopercento. Allora cominci a credere in Dio, un dio che è un fallito proprio come te, invidioso come te, che condanna inesorabilmente i forti, i vincitori, i signori e consola i deboli e i perdenti.

Invidia, paura, bisogni insoddisfatti: questi sono i termini del sospetto. Sono essi che fondano la nostra fede?

Saremo in grado di porci onestamente questa domanda? Saremo in grado di accettare una risposta affermativa e di abbandonare la fede in un dio che non c'è? Ma attenzione! Si corre il grosso rischio di ritrovarsi nudi, indifesi, soli con le nostre miserie... ed, esposti alle tempeste del mondo che ci circonda, di incontrare il Dio che c'è. 

Bibliografia: 
Karl Popper, Congetture e confutazioni;
Paul Ricoeur, Il conflitto delle interpretazioni
Friedrich Nietzsche, L'Anticristo



2 commenti:

eu ha detto...

É da una settimana che ho letto questo post...ed é da una settimana che mi sta scavando dentro...

luca ha detto...

orca! speriamo che scavi una buca per far spazio a Dio.
grazie mille per il tuo commento.