Si celebra qui da noi il centenario della morte di Andreas Hofer (Andrè per gli amici). Ieri, allora, sono montato in macchina e, prima di arrampicarmi fino alla Pfandleralm, dove fu catturato dai francesi, ho fatto un salto in val Passiria al museo a lui dedicato e costruito proprio affianco del Sandwirt, la sua osteria.
Il museo mischia l'Hofer storico e quello mitologico con una buona dose di ironia e delicatezza. Godibilissimo il video introduttivo. Esilaranti gli audio delle testimonianze dell'epoca, che vengono lette imitando l'accento (francese, piuttosto che tirolese o italiano) dei loro autori. E fa riflettere come Hofer sia stato sfruttato come strumento di propaganda da tutti quelli che sono passati per il Tirolo: gli austrungarici (l'Hofer fedele all'imperatore, che poi, però, lo tradì regalando il Tirolo ai bavaresi) e le femministe (l'Hofer bravo marito che faceva i lavori di casa, anche se a me pare che fosse la moglie a mandare avanti la baracca, mentre lui si dedicava alla politica e alla borsa delle vacche), i nazisti (l'Hofer nazionalista tedesco, che, intanto, sparava ai bavaresi) e i comunisti (l'Hofer antimperialista -sic-).
Comunque la cosa più straordinaria è l'elenco degli eroi (eroi come Hofer, eroi un po' per caso, secondo i curatori del museo), nella sala delle proiezioni. Tra Gandhi ed Ercole, Toro Seduto e Daniele Manin, ci stava anche Filippo Inzaghi, detto Pippo (!).
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