domenica 20 maggio 2012

Un anno di Gioventù Domenicana

C'è una cosa di cui mi sono convinto: se uno vuole conoscere la spiritualità domenicana, il posto migliore è la Sala del Fuoco, ogni venerdì dalle ore venti. Precisamente lì, a quell'ora più o meno, si ritrova la GD, Gioventù (in senso lato, visto che l'età media sia aggira intorno ai trenta) Domenicana (in senso assoluto, visto che di Domenico portano tutti i lineamenti spirituali).

In ritiro all'abbazia di Praglia

Ho avuto la fortuna di aggregarmi al gruppo appena arrivato a Bologna. L'anno precedente - mi hanno raccontato - era stato un po' travagliato, ma a settembre ci si è ritrovati con tanti volti nuovi e tanto entusiasmo. Il programma di lavoro si presentava prelibato: una cena (cucinata da Michele, che nella vita fa il frate, l'artista e il cuoco), la condivisione di un libro (il Gesù di Nazareth di Bendetto XVI) come antipasto al dibattito moderato da padre Daniele, che è un po' il gentleman della spiritualità domenicana in salsa bolognese.

Il piatto forte, però, sono loro "i ragazzi e le ragazze", perché, mentre ci si attende un'atmosfera festosa e allegra da una simile compagnia, una gran voglia di fare domande e di ascoltare le risposte, di mettersi in gioco esponendo le proprie idee e, magari, criticando quelle degli altri non sono affatto scontate. E invece... Il 2012 della Gioventù Domenicana è stato un'autentica esplorazione comunitaria della fede, un indagare instancabile e rigoroso facendo spesso scintillare anche ciò che si nasconde nei recessi dell'anima di ciascuno di noi.

La fiducia nel prossimo e nell'uomo, la disponibilità ad esporre la propria fede e a lasciarsi predicare il Vangelo dai confratelli, la convinzione che la ragione sia uno strumento indispensabile per credere in pienezza, la capacità di andare oltre le differenze di sensibilità devozionale e appartenenza politica ed ecclesiale, nell sforzo di accogliersi reciprocamente per quello che si è: tutto questo è "così domenicano" e ciò che più mi piace del mio ordine.

Però, forse, le parole più belle per descrivere la GD le ha scritte padre Davide (che vive a Milano e di mestiere fa il promotore della pastorale giovanile) in un commento ad un mio post precedente:
Come predicatori non possiamo esimerci dall'abitare tale mondo e farlo con un'intelligenza sensibile e una sensibilità intelligente. Qui sorge, a mio giudizio, la nostra fatica. Dobbiamo credere maggiormente nella forza della parola: il Logos è performativo della realtà, ma lo è anche una dialettica nella lettura della realtà che ci circonda. Dialettica è libertà per noi Predicatori. Dialettica è fiducia nella persona a cui stiamo prestando ascolto. Dialettica è il coraggio di indagare nel silenzio. Dialettica va a braccietto con complementarietà. Dialettica è uno stile di vita di colui che ha l'umiltà di ricerca la Verità ovunque si trovi: quaerere veritatem in dulcedine societatis. Questa è anche la nostra bellezza!

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