lunedì 14 maggio 2012

Domande prima di lapidare

Tra il 27 e il 28 aprile, un manipolo di intrepidi frati studenti si è recato a Roma per un incontro di formazione insieme alle juniores domenicane in Italia. La relatrice era sr Antonia Maria Chinello e il tema era nientepopodimenoche "l'internet".

Ecco qualche mia personalissima riflessione sul tema.

La Rete è qualcosa di più di un semplice strumento di comunicazione: è uno spazio che viviamo e abitiamo. Il fatto che sia uno spazio virtuale non significa che non sia reale. Le relazioni che intessiamo online sono senza dubbio diverse da quelle della vita "in carne ed ossa", ma, non di meno, possiedono una loro consistenza e hanno un concretissimo impatto sul mondo al di qua del monitor.


Grazie ad internet ho conosciuto persone nuove, alcune delle quali ho poi incontrato faccia a faccia. Da molte ho imparato cose nuove. Sulla rete ho condiviso le mie idee, le ho discusse e, qualche volta, le ho cambiate. Ho scoperto ragazzi e ragazze con sensibilità vicine alla mia. Abbiamo seguito reciprocamente le nostre avventure e peripezie, al punto da creare una piccola comunità di sentimenti, passioni e speranze, che è rimasta viva negli anni.


Ho stretto delle amicizie vere, che sono un segno di quanto reale sia il cyberspazio. E' bene tenerlo bene a mente quanto si passeggia per il web: come è possibile comunicare il bene, è forse ancora più facile fare del male. Parole come pietre, si dice. E internet può diventare una sassaiola. Sulla rete siamo capaci di dare il peggio di noi. Sarà la voglia di farsi notare oppure la possibilità di nascondersi dietro una maschera, ma la tentazione di tirare il sasso è, spesso, irresistibile. Il sasso si misura in byte, ma la botta fa male lo stesso.

Questo avvertimento vale soprattutto per gli internauti cattolici. Se è vero che "crederanno da come ci ameremo", temo che internet, più che un'opportunità di evangelizzazione, sia la più potente delle controtestimonianze. E qui non c'entrano le lobby massoniche o i libri di Dawkins, perchè i soli responsabili siamo noi.


Stiamo attenti a giudicare il prossimo sulla pubblica piazza virtuale, a lanciargli accuse violente di eresia e scomuniche definitive. Prima di scagliare la pietra, prima di pigiare il tasto e cliccare Invio, riflettiamo qualche secondo e facciamoci qualche domanda: sono competente per giudicare? (se non ho un dottorato in teologia, è meglio che taccia) - ho davvero letto e compreso bene il pensiero di colui che voglio criticare? (se parlo per sentito dire oppure ho letto solo un mezzo articolo sul giornale, è meglio che taccia) - chi mi ha dato l'autorità per accusare (se non sono vescovo o prefetto della CDF, è meglio che taccia) - sono davvero sicuro di essere immune da critiche e obiezioni? (siccome non lo sono, è meglio che taccio).  

E soprattutto: nel puntare il mio dito sono davvero fedele al Vangelo? Ho rispettato tutti i passaggi che il Signore mi ha ordinato quando bisogna correggere un fratello? Puntare il dito è davvero un segno di quell'amore che è il primo dei comandamenti?

Stiamo attenti, perché quel Cristo che vorremmo pubblicamente confessare, sguainando la spada a difesa del Magistero, noi lo sconfessiamo pubblicamente attraverso la violenza, il disprezzo, l'arroganza, l'odio delle nostre parole.


2 commenti:

fradavideop ha detto...

Entrare in rete: pescatori o pescati? Personalmente conosco poco il mondo virtuale. Un po' perché non appartengo alla net-generation, un po' per una certa prudenza. Ora, però, il Signore anche a noi oggi dice con forza: "getta le reti". Come predicatori non possiamo esimerci dall'abitare tale mondo e farlo con un'intelligenza sensibile e una sensibilità intelligente. Qui sorge, a mio giudizio, la nostra fatica. Dobbiamo credere maggiormente nella forza della parola: il Logos è performativo della realtà, ma lo è anche una dialettica nella lettura della realtà che ci circonda. Dialettica è libertà per noi Predicatori. Dialettica è fiducia nella persona a cui stiamo prestando ascolto. Dialettica è il coraggio di indagare nel silenzio. Dialettica va a braccietto con complementarietà. Dialettica è uno stile di vita di colui che ha l'umiltà di ricerca la Verità ovunque si trovi: quaerere veritatem in dulcedine societatis. Questa è anche la nostra bellezza!

luca ha detto...

caro fra davide, grazie per il commento.
dialettica è anche capacità di confrontarsi apertamente, con franchezza e senza sconti. così si impara a conoscersi e a stimarsi, si capisce meglio quello che si pensa e a volte si cambia idea.
quello che non deve mai venire meno è il rispetto e, come scrivi bene tu, la fiducia nei confronti del nostro interlocutore.
ciao