E' su questa ultima storia parallela che vorrei spendere qualche parola. Ci troviamo di fronte a due povertà. Quella della vedova è miseria economica e sociale. Non ha i soldi per arrivare al domani, eppure dà tutto quello che ha. La vedova fa un atto di donazione e affidamento totale. Per lei quelle parole del Padre Nostro, "dacci oggi il nostro pane quotidiano", non sono retorica, ma hanno un significato concreto ed esistenziale.
Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». [Mc 12,42-44]
La povertà del ricco è morale, è l'attaccamento alla propria ricchezza. Ha tutto, ma non è capace di dare nulla. E' povero di generosità ed umanità e nella sua grettezza rinuncia al tesoro più grande di tutti, il Regno dei Cieli.
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. [Mc 10,21-22]
Se le povertà della vedova e del ricco sono diverse, il dono fatto dalla prima e richiesto al secondo è economico. Piccoli spiccioli o ingenti proprietà, si tratta sempre di beni materiali, che, però, stanno ad indicare un oltre: per il ricco la sequela di Cristo, per la vedova tutta la vita.
Non si possono separare questi due aspetti, non si può seguire il Signore - donargli l'intera vita - tenendo poi qualcosa per noi, anche e soprattutto i nostri grandi e piccoli patrimoni. Attenzione: si rischierebbe di fare la brutta fine di Anania e Saffira [At 5,1-11].
Nessun commento:
Posta un commento