mercoledì 27 febbraio 2013

Chiesa e politica: com'era una volta


Siamo ormai giunti alla vigilia elettorale. Ci va a fagiolo una breve panoramica dei rapporti tra Chiesa e politica, dalle origini fino a Teodosio.

1. Il rapporto tra Chiesa e politica è di tipo organico e di reciproca influenza. La politica, nella misura in cui ha organizzato e strutturato il territorio o ha perseguito i suoi fini, ha contribuito a plasmare la Chiesa, che, a sua volta, nel rispondere alle sfide poste dalla politica, ha trasformato la società.

Tenterò qui di tratteggiare sinteticamente le diverse configurazioni del rapporto tra Chiesa e stato fino a Teodosio. 

Il cristianesimo si era presentato, alle sue origini, come una religione estranea alle vicende della politica, senza propositi di rivoluzione sociale o rivendicazioni etniche. La reciproca indifferenza tra Chiesa e politica durò, però, molto poco, appena trent'anni. Furono le autorità politiche a percepire, con crescente consapevolezza, il cristianesimo come un pericolo e in quanto tale tentarono di estirparlo. Non ci riuscirono e il fronte venne capovolto: il cristianesimo passò rapidamente da religio licita a vera e propria religione imperiale. Da quel momento la sfida che la Chiesa dovette affrontare fu di difendere la propria autonomia dalle ingerenze del potere politico.


2. Il cristianesimo nasce in Palestina, all'interno dell'ambiente culturale giudaico al tempo della dinastia giulio-claudia. In Israele la questione religiosa era strettamente intrecciata a quella politica. Per un popolo eletto, legato a Dio da un dettagliato patto di alleanza, l'autonomia politica era, da un lato, una precondizione per rispettare le sue numerose norme (che erano a loro volta garanzia della sopravvivenza di Israele come popolo distinto dalle circostanti popolazioni pagane), dall'altro, era un'aspirazione che si sovrapponeva alle attese messianiche di liberazione. L'ebraismo del secondo Tempio era una religione inevitabilmente e fortemente politica.

Ne sono una testimonianza le ripetute insurrezioni - scatenate spesso per preservare la purezza di Israele - che dalla rivolta maccabaica contro il regno ellenista dei Seleucidi del II secolo a.C. portarono alle guerre giudaiche e alla distruzione del Tempio ad opera di Adriano.

3. La questione posta a Gesù sulle tasse a Cesare non è, quindi, di secondo piano. Anzi, è una cartina di tornasole per verificare la sua pretesa di essere il Messia. Il messaggio di Cristo non è però inquadrabile negli schemi d'Israele: Gesù non è un eroe nazionale, chiamato a far trionfare un popolo militarmente, ma un messia senza esercito, intento a portare l'annuncio della salvezza fino ai confini del mondo. Per di più, come dimostra lo scontro con i farisei sullo Shabbat e le abluzioni, Gesù svaluta il rispetto scrupoloso delle norme sulla purità, ricordando che hanno ragione di semplici mezzi e che sono fatti a vantaggio dell'uomo e non viceversa e valorizzando, invece, la purezza del cuore e i comandamenti dell'amore.

Date queste premesse, non è difficile capire come ai suoi albori il cristianesimo sia una religione al di fuori della politica. I primi scritti neotestamentari, dalle lettere paoline ai vangeli fino alle lettere cattoliche, fanno trasparire un atteggiamento lealista nei confronti del potere politico. Non si contestano le strutture sociali (come la schiavitù), si prega per l'imperatore, la cui autorità viene da Dio stesso. Piuttosto si cerca di vivere il mondo con un atteggiamento diverso, in cui le differenze sociali perdono d'importanza di fronte al dato capitale della comune fratellanza in Cristo. Non c'è più giudeo né greco: non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù, scriverà Paolo ai Galati.

Con l'ultimo libro del Nuovo Testamento, l'Apocalisse, comincia ad emergere una prospettiva diversa, di aperta contestazione del potere politico, la cui origine viene fatta risalire direttamente a satana. Sono i primi sintomi delle persecuzioni contro i cristiani.

4. Perché i cristiani vengono perseguitati? Le persecuzioni iniziano con Nerone nel 64 d.C. I cristiani sono un gruppo minoritario composto da persone marginali. Come scrive l'autore della lettera a Diogneto, i cristiani vivono in questo mondo come stranieri, avendo la loro patria nei cieli. Il loro stile di vita "straniero", però, non passa inosservato. I critici del mondo pagano li accusano delle cose più turpi. Secondo Frontone, ad esempio, mangiano i bambini. L'accusa più frequente è, però, quella di misantropia. I cristiani, infatti, per ragioni morali, si assentano da alcuni momenti importanti della vita sociale dell'epoca: non vanno ai giochi né alle terme, né fanno offerte agli dei.

Se l'insegnamento di Gesù contro il legalismo rituale aveva depotenziato un fattore di conflitto con l'autorità politica, la sua pretesa di essere il solo signore del cuore dell'uomo non poteva evitare lo scontro con quelle autorità, umane e divine, che rivendicavano l'adorazione degli uomini, generando una nuova serie di problemi. I padri della Chiesa (si pensi a Tertulliano e a Clemente) discuteranno animatamente su come relazionarsi con il mondo pagano, fonte di tentazioni da fuggire, ma anche di aspetti positivi da godere. Inoltre, si porrà il problema  di chi accogliere nel catecumenato: gli schiavi senza il permesso dei loro padroni o padroni che avevano delle concubine o i soldati o i mimi o chiunque avesse l'obbligo di versare l'incenso nel tempio.

I cristiani, nel loro stile di vita, rappresentavano, in una qualche misura, una pietra di scandalo per i pagani e un'aperta contestazione del loro mondo. Non ci si poteva limitare, per accomodare la nuova religione, a qualche accordo liturgico o a qualche esenzione dai doveri dei sudditi dell'impero.

A tutto questo si aggiunga il fatto che il cristianesimo appariva (ed era) una religione nuova, che non poteva vantare un pedigree nobile e una tradizione antica. Per ovviare, gli apologisti cristiani cercarono di dimostrare di essere i veri eredi d'Israele. L'operazione non ebbe molto successo e, forse, fu persino controproducente. Mentre, da un lato, la pretesa origine giudaica non appariva credibile, dall'altro associava i cristiani a un popolo bellicoso e riottoso, socialmente poco affidabile.

La Chiesa, mentre cerca di risolvere la questione dei suoi rapporti con la cultura pagana, appare a Nerone un facile capo espiatorio per i problemi sociali dell'epoca. Da allora, lo statuto dei cristiani nell'impero fu di grande incertezza, governata dal celebre rescritto di Traiano a Plino, che prescriveva di perseguire i cristiani solo in caso di denuncia. Si registreranno progrom e persecuzioni sporadiche soprattutto in Asia minore.

5. La situazione cambiò con le persecuzioni più sistematiche tra la metà del III secolo e gli inizi del IV, ordinate da Decio, Valeriano e Diocleziano. Il cristianesimo si era diffuso al punto da diventare, in alcune regioni dell'Asia minore, la religione maggioritaria. Nuove diocesi venivano fondate in Africa e Spagna e lungo le coste del Tirreno e a risalire verso il nord della Francia. Le comunità si arricchivano e organizzavano attraverso strutture assistenziali e catechetiche. Gli intellettuali scoprivano nel cristianesimo una risposta alle loro domande e iniziarono a sviluppare una teologia in grado di competere con la filosofia pagana.

In breve, la Chiesa era diventata una forza sociale che non poteva essere trascurata e che veniva considerata un corpo estraneo alla civiltà romana. Le élites del tempo si resero conto che era necessario reagire per non soccombere e sparire. Il tentativo fallì: i cristiani erano ormai "un cancro" ad uno stadio troppo avvanzato per essere arrestato. Costantino, con l' editto di tolleranza del 313, sancì questo stati di cose.

6. Tra Costantino e Teodosio si apre una fase interlocutoria nei rapporti tra stato e religione. Nello spazio della romanità ha luogo un vero e proprio triello, in cui si confrontano i pagani, i cattolici e gli ariani. L'appartenenza religiosa degli imperatori e le loro strategie per assicurare l'unità della società romana determinano le politiche verso le religioni che si contendono i cuori dei cittadini romani. Se Costantino e Valentiniano mantennero una politica di tolleranza ed equilibrio verso pagani, cristiani cattolici e ariani, altrettanto non si può dire di Costanzo (che sostenne attivamente l'arianesimo) e Giuliano (che tentò di imporre il neoplatonismo come religione imperiale).

Questa situazione di stallo dura fino al 379, quando salì al soglio imperiale Teodosio, generale spagnolo, di fede cattolica. Teodosio riuscirà ad imporre la fede di Nicea a tutto l'impero e il cristianesimo come religione di stato. Il nuovo imperatore si porsi come autentico garante e protettore della Chiesa. In forza del suo ruolo non esitò a intromettersi pesantemente nelle questioni ecclesiali.

Se prima di Teodosio, i cristiani erano visti come un corpo estraneo all'impero e la Chiesa ha dovuto resistere ai tentativi di estinguerla, ora la posta in gioco è tutta diversa. La società romana è divenuta societas christiana. Lo spazio religioso e quello politico sono perfettamente sovrapposti, fino al punto di confondersi. La sfida per la Chiesa è difendere la propria autonomia dal potere politico. Qui si dividono i percorsi della chiesa d'occidente e di quella d'oriente.

7. La storia, nei rapporti tra Chiesa e politica, non si ripete. Nuove sfide e nuove configurazioni si sono succedute e anche gli anni a venire saranno pieni di novità e fatti inediti. In particolare, i cristiani in Occidente si dovranno abituare a vivere in un contesto allo stesso tempo secolarizzato (e cioè che era cristiano e che ora non lo è più) e democratico.

Parteciperanno alla vita politica? di questo se ne può star sicuri. Ma come? Come una piccola lobby tra le tante? Con partiti identitari e agguerriti? o cercando di proporre una visione della società appetibile anche ai non credenti? Magari, semplicemente, cercheranno di scegliere il male minore e di vivere la loro fede in coerenza nel momento delle scelte personali.

Il futuro è aperto. E noi che crediamo in Cristo non possiamo che essere pieni di speranza e animati da un'autentica passione per il possibile.

Bibliografia: G. Filoramo, D. Menozzi, Storia del Cristianesimo.


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