Esplicitamente i frati predicatori emettono un unico voto, quello di obbedienza, che include e fonda gli altri due, il voto di povertà e quello di castità. E questo a dimostrare quanto sia importante. Eppure è una promessa evangelica poco affascinante, viene guardata con sospetto, fa addirittura paura. Troppi sono stati nel nostro secolo i crimini commessi nel nome dell'obbedienza. E questa è la ragione per cui l'obbedienza va vissuta con consapevolezza e responsabilità.
Non si tratta affatto di rinunciare acriticamente alla propria volontà e alla propria intelligenza e di comportarsi come marionette. Anzi, si deve diffidare sempre di chi vi chiede di smettere di usare il cervello.
Un'obbedienza matura richiede innanzitutto che si sappia ascoltare i propri superiori. Per questo c'è bisogno di silenzio interiore e di disponibilità a mettere da parte il proprio orgoglio, le proprie priorità, il proprio particolarissimo punto di vista, in modo da poter accogliere con cuore libero tutto ciò che c'è di buono in quello che ci viene ordinato. C'è bisogno di essere disposti ad accettare la trasformazione - direi, anzi, la conversione- che ci viene richiesta dall'obbedienza.
In altre parole, un'obbedienza matura non è l'annichilimento del sé. Al contrario! E' un cammino nel deserto, intrapreso affinché si realizzi più pienamente la nostra umanità. E' un'uscita dalla schiavitù dell'egocentrismo verso la libertà perfetta di chi vive in spirito di altruismo e generosità.
Se si è davvero disposti ad attraversare questo deserto, allora non è solo possibile, ma è anche doveroso sapersi confrontare francamente ed apertamente con i propri superiori, esplicitando i propri dubbi e le proprie critiche in vista della realizzazione del bene comune. Non serve a nulla coltivare nel cuore dubbi, perplessità, contrietà che sfociano in mormorazioni, dissidi, piccinerie, calunnie. Una obbedienza consapevole e responsabile è fatta di una collaborazione viva e fraterna, di una condivisione piena degli obiettivi, di una trasparenza cristallina del proprio stato interiore.
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