martedì 24 dicembre 2013

Con le migliori intenzioni

Il senato belga ha recentemente approvato una legge che permette l'eutanasia infantile. Mentre riflettevo, un po' scosso, su questa notizia, mi è venuta in mente una discussione di tanti anni fa con degli amici, in una locanda di Bertinoro.

Ci si poneva la domanda di Ivan Karamazov: "se Dio non esiste, tutto è permesso?". C'era chi diceva di sì, che effettivamente la morale ha bisogno di una fondazione assoluta e trascendentale. Alcuni dissentivano e sottolineavano che, anzi, è molto più virtuoso chi ama gli uomini e si comporta in modo retto a prescindere da ogni prospettiva e ricompensa ultraterrena, rieccheggiando così la parole del monaco Rakitin:
L'umanità saprà trovare in se stessa la forza di vivere per la virtù, anche senza credere all'immortalità dell'anima! La troverà nell'amore della libertà, dell'uguaglianza e della fratellanza!"
Io, ricordo, ero piuttosto incerto sulla questione, anche perchè sotto gli occhi avevo persone, che pur essendo atee, sono splendide e generose. Eppure, ora che in un paese moderno, civile, laico si prevede la possibilità di uccidere legalmente un bambino, comincio davvero a credere che, senza Dio, tutto sia permesso. Non perché venga lasciata la briglia sciolta ai sentimenti più bassi e cattivi, tutt'altro! ai giorni nostri tutto è permesso, purchè lo si faccia con amore. I bambini si uccidono, ma per il loro bene: è un atto di misericordia per coloro che la natura ha condannato a una vita di dolore e infelicità.


Senza Dio tutto è permesso, non certo perchè manchi la minaccia - una lama sempre piuttosto spuntata - del fuoco dell'inferno (quale giudice giusto punirebbe mai una forma così eroica di carità come preservare dalla sofferenza un innocente?), ma perché la vita perde di valore e tutto si appiattisce in un orizzonte esclusivamente mondano, in cui ogni debolezza e ogni malattia appaiono insopportabili.


Senza Dio tutto si gioca nell'angusto ambito di un benessere fugace, dei piccoli piaceri e delle gratificazioni momentanee, senza le quali la vita perde di senso e diventa una lunga inumana tortura. Diventa lecito uccidere e lasciarsi uccidere, perché non ci sono più limiti all'umana bontà.

Chi crede, invece, sa che ciò che fonda e dà senso ad una vita è la relazione con Dio. E' in quella relazione che si trova la felicità dell'uomo. Chi crede sa che non esiste malattia, handicap, sofferenza o disagio che possano impedire a Dio di coltivare questa relazione nell'uomo. Basta un istante: vale un secolo. Il principe Myskin così parla di quell'istante che precede i suoi accessi di epilessia:
Se in quel minuto secondo, cioè nell'estremo attimo cosciente prima dell'accesso, riusciva a dire a se stesso con lucida consapevolezza: "Sì, per questi momenti si può dare tutte la vita!", allora, certo, quel momento doveva valere da solo tutta la vita.
Ciò che è toccato da Dio è sacro e, quindi, va rispettato e custodito, anche quando ci pare brutto, insensato, doloroso. Quella vita sospesa e ripugnante, che noi crediamo buono sopprimere, ha invece un valore inestimabile, divino. All'uomo non è lecito toccarla.

Non tutto è permesso, nemmeno con le migliori intenzioni.

Bibliografia:  
F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov
F. M. Dostoevskij, L'idiota
G. Barzaghi, Lo sguardo della sofferenza 

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