1. Quando l'evangelista Luca racconta la preparazione dell'Ultima Cena, usa una parola fondamentale. Questa parola è: "stanza". La stanza, cioè in greco, katàluma.
Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua". Gli chiesero: "Dove vuoi che prepariamo?". Ed egli rispose loro: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: "Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?".
Per capire l'importanza di questa parola bisogna fare un salto indietro di 33 anni, agli inizi del vangelo, quando Gesù venne posto nella mangiatoia perché per loro non c'era posto nell'alloggio, la stanza, katàluma.
Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.
Pensate quanta strada camminata, quanta polvere calpestata, quanti incontri, parole, miracoli, fatica per trovare finalmente la sua katàluma. Non una qualunque, ma precisamente questa qua, dove mangiare la Pasqua con i suoi discepoli. Finalmente Gesù trova il suo posto ed è quello dove condividere la Pasqua con i suoi compagni.
E' come se Gesù avesse avuto sempre come meta quella katàluma, perché lì si sarebbe svolto il fatto decisivo della sua vita. La missione di Gesù era finalizzata a questo momento, a questa cena, a questa stanza. Infatti dice:
Ho desiderato con desiderio, cioè ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi.
Insomma, la cena che si svolge in questa stanza è il culmine della vita di Cristo.
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