Ieri sono andato a vedere la mostra "Mummie. Sogno di vita eterna", organizzata dal museo archeologico della mia città. Una sessantina di mummie, naturali e artificiali, umane e animali, sono state portate a far compagnia al buon vecchio Oetzi.
Di questo convegno di mummie c'è una cosa che mi è rimasta impressa. Dalla Cina al Perù, passando per l'Egitto, erano tutti convinti di rimanere in vita preservando la propria fisicità. Degli organi interni si poteva anche fare a meno, ma di pelle e ossa proprio no: era quelle il mattone fondamentale su cui si sarebbe costruita la vita dell'aldilà. In un certo senso, ragione, sensazione e piacere non contavano, perchè l'importante era "esserci". Fissando un teschio nelle orbite, mi chiedevo cosa avrebbe fatto un faraone se avesse avuto a disposizione le tecnologie di oggi. E già me lo immaginavo ricoverato nel cuore di una piramide, con il sondino nello stomaco e il respirato in bocca, tenuto in stato vegetativo permanente, per l'eternità.
[Ai giorni nostri, invece, è tutto il contrario. Il corpo è una mera precondizione alla "vita vera", che è fatta di esperienze. Quello che conta, a me pare, non è esserci ma fare. D'altronde come potrebbe essere altrimenti in un sistema economico dove il valore di una vita dipende dalla sua produttività?]
Pure il vangelo di oggi parla di vita eterna (chi crede ha la vita eterna), ma qui non si tratta tanto di una vita tanto lunga da non aver fine, quanto di una vita vissuta in assoluta pienezza. La durata è un elemento quasi secondario. In fin dei conti, l'eternità potrebbe diventare una brutta condanna se uno vive una vita pallosissima. Quello che conta è la comunione con Dio (che comunque non può finire).
Ciò nonostante, sono uscito dal museo con la convizione di avere almeno due cose in comune con lo "spirito delle mummie". La speranza che la morte non sia la fine del gioco. O il fatto che il corpo è una parte imprescindibile e non puramente strumentale della persona (al punto che risusciterà... opportunamente "trattato" con sale di sodio e spirito santo).
4 commenti:
Di passaggio: l'eternità non è "un tempo senza fine" ma un'altra dimensione, dove non c'è il tempo (nè lo spazio).
Chissà, forse tenere in esistenza ossa e pelle, senza le parti interne (che non avrebbero potuto in alcun modo conservare) suggeriva l'idea non tanto della fisicità quanto della permanenza della persona, pur privata delle parti essenziali del corpo. Una specie di bruttacopia del "corpo glorioso"... che dici?
Concordo con le tue conclusioni.
Un abbraccio.
dico che hai perfettamente ragione.
grazie per il commento.
Ogni tanto riesco a ritagliarmi un po' di tempo per il blog. Leggerti è sempre un piacere
grazie chemako. ma sbaglio o è arrivata un'altra bimba?
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