Non sarò certo io a iscrivermi nel registro dei difensori d'ufficio di Dio. L'esistenza del male in sè è un terribile atto d'accusa. Il dolore dell'innocente, il dolore di Giobbe è lì ad alzare la voce e l'indice verso il cielo.
Non cercherò di scaricare la colpa sull'uomo che fa il male, nè di colpevolizzare le vittime. Non cercherò di addossare ogni responsabilità alla storia, alla natura, al caso. Sono difese imbarazzanti, innanzitutto per l'Onnipotente e l'Infinitamente Buono.
Oggi, però, non mi costituirò nemmeno come parte civile. Non aggiungerò la mia coscienza alla voce di Giobbe, non urlerò per chi non può più urlare, inghittito dalle onde del mare o sepolto da un palazzo crollato o addormentato nella sua angoscia da un buco di eroina.
Oggi, no. Oggi me ne starò zitto. Chiuderò le mie labbra chiedendomi come sia possibile che quelle ossa spezzate siano anche le Sue.
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