giovedì 8 gennaio 2009

Caio Giulio Bettino

Mi è capitato tra le mani il Giulio Cesare di Shakespeare. In genere, i drammi del bardo inglese mi piaciucchiano, ma questo mi ha proprio entusiasmato: la politica così come è in tutta la sua spietatezza. E poi lo scontro retorico tra Bruto e Marc'Antonio! roba da cineteca delle tribune politiche.

Era la prima volta che lo leggevo. Avevo però una singolare sensazione di deja vu. Una versione cinematografica? Una versione in prosa per bambini? Mi pareva di no. L'originale plutarchiano? meno che mai. Poi, l'illuminazione!

Certo, perchè la vita e la morte di Giulio Cesare è storia recente d'Italia (o anche: la storia si ripete).

L'ambizione sconfinata, la lunghezza dei cortei di lacchè, i modi decisi, gli aneliti riformisti: il Giulio Cesare di Shakespeare non è altro che Bettino Craxi.
E chi è che lo ha pugnalato? Un oratore raffinato, anche se un po' dialettale, amante fino allo sprezzo del pericolo di giustizia e libertà: Antonio Di Pietro, attivamente coadiuvato da un politico con molto fiuto, uan gioiosa macchina da guerra, che però finisce male abbastanze in fretta. Ma sì, è lui: Achille Occhetto. A vendicare Cesare/Bettino ci pensa un uomo ricco e gaudente, molto farfallone, ma soprattutto capace di concquistare le folle con promesse, contratti, testamenti e giuramenti. Marc'Antonio è Silvio Berlusconi, uguale sputato.

E Cesare Ottaviano? Chi è l'Augusto della politica italiana, bravo, fortunato e ambizioso? Sono giorni che mi spremo le meningi, ma proprio non mi viene in mente uno, bravo, fortunato e ambizioso che un giorno sarà in grado di sfidare Silvi'Antonio. Forse la novità è che non c'è. O che si tratta di un altro dramma non ancora rappresentato in Italia.

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