giovedì 22 gennaio 2009

Due parole su Eluana

Non ho mai seguito con attenzione il dibattito che si è sviluppato intorno alla questione di Eluana Englaro. Essa suscita interrogativi difficili, da suscitare grattacapi e malditesta oltre che gravose incertezze di coscienza. Sicurezze, insomma, non ne ho. Ora, però, vorrei provare a abbozzare un ragionamento.

Mi pare che la discussione si svolga lungo tre binari: la legittimità dell'obiezione di coscienza; se una persona in stato vegetativo sia viva o meno; se l'alimentazione artificiale sia una cura o no. Vado con ordine, partendo da ciò che mi è più familiare.

a) L'obiezione di coscienza: il Cardinal Poletto ha invitato i medici piemontesi a fare obiezione di coscienza nel caso in cui l'ospedale per cui lavorano dovesse apprestarsi ad interrompere l'alimentazione di Eluana.

A me questo invito pare assolutamente legittimo, e non certo farina del sacco di un ajatollah. Credo che sia assodato dai tempi del processo di Norimberga che ogni cittadino abbia il diritto (e, in caso di manifesta ingiustizia, il dovere) di disobbidire a leggi che ritiene ingiuste. L'obiezione di coscienza è stato uno strumento potente nella lotta contro dittature, occupazioni coloniali e, come ricordato dallo stesso Poletto, per l'abolizione dell'obbligo di leva.

Non ritengo, però, che l'obiezione di coscienza debba necessariamente essere riconosciuta come un diritto legale. Anzi, quando si manifesta nella forma di disobbedienza civile (e l'obiettore va pubblicamente incontro a tutte le sue conseguenze) il carattere di denuncia e testimonianza diviene forte e chiaro. Quando, invece, l'obiezione diviene una sorta di scappatoia, salva da problemi di coscienza, ma perde il carattere di denuncia verso una situazione ritenuta ingiusta.

In tutta onestà, la polemica sulle parole di Poletto mi pare pretestuosa.

b) In tutta onestà, non so cosa sia uno stato vegetativo. Ritengo, però, pericoloso introdurre il criterio della coscienza o dell'autonomia per stabilire cosa sia vita e cosa non lo sia. Altrettanto pericoloso mi pare sia incominciare a pensare che ci siano forme di vita più o meno piene, più o meno degne di essere vissute. Insomma, non riesco ad ammettere che Eluana sia un po' viva e un po' morta. Se la vita e la morte vengono poste su un continuum (chiamato disabilità), e non considerati come stati discreti, poi il rischio di eugenetica e biopolitica aumenta e potrebbe diventare irresistibile.

Mi auguro che si eviti questa deriva.

c) La questione vera si riduce, quindi, all'alimentazione forzata. Se è una cura, allora, può venire interrotta per evitare accanimenti terapeutici. In caso contrario, evidentemente, no. La magistratura si è già è pronunciata al proposito: per il diritto italiano si tratta di cura. Che piaccia o meno, la famiglia Englaro ha tutto il diritto di avvalersi di ciò che è previsto dalla legge.

Se la legge non piace, è il legislatore che la deve cambiare, non certo l'esecutivo a violarla (o ad impedirne l'esecuzione). A quel punto, la discussione si va politica, e non potrebbe essere altrimenti. Giusto è che ci si confronti a viso aperto, tenendo ben presente le difficoltà e le incertezze. E che, a livello pratico, comunque finisca il dibattito, potrebbero non esserci enormi ripercussioni. Intervistato su repubblica.it un medico sosteneva che, anche quando non si interrompesse l'alimentazione, basterebbe non intervenire nel caso di un peggioramento di salute per permettere ad una persona in stato vegetativo di morire.

I principi sono importanti, ma non riescono sempre a contenere la vita (e la morte).

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Non dico nulla su Poletto perchè si commenta da solo. Il fatto che nessuno nelle gerarchie vaticane se la sia sentita di seguirlo su quella strada eversiva (perchè di questo si tratta, con tutte le conseguenze che questo può avere poi per i rapporti con le altre confessioni religiose in Italia, prima fra tutti l'islam) la dice lunga su come si sia trattato di una gigantesca pisciata fuori dal vaso.

b) Intanto vorrei sapere quali criteri suggeriresti in alternativa a quelli che la medicina attualmente offre. Ci aggiungo che nessuno sta discutendo di una legge che leghi ad uno specifico stato fisico una conseguenza diretta. Si tratta invece di una norma che, dietro il consenso esplicito e consapevole di una persona, permetta al personale medico di sospendere un determinato trattamento in presenza di specifiche condizioni fisiche (riconosciute e accettate ex-ante dalla persona). Senza consenso non cambierà nulla rispetto ad oggi.

c) Dal legislatore non uscirà nulla di buono. E così si continuerà a risolvere queste questioni in trattativa privata fra personale medico e familiari. Qualcosa che, a mio modo di vedere, è pure peggio del caso Englaro.

PS: non c'entra nulla, ma riporto qui un post di Squonk: "Ieri sera ascoltavo Beppino Englaro a Che tempo che fa, e pensavo che la sua battaglia ostinata e dignitosa va avanti da così tanto tempo perché è tanto poco italiana, perché si basa sul diritto e sulla logica piuttosto che sui sentimenti. Englaro prova a discutere con i cervelli, mentre in questo paese si prova sempre a strizzare le budella: non piange, non si strappa le vesti, non gioca con l’emotività. Se anche avesse torto nel merito (e no, non credo che abbia torto), gli darei ragione solo per questo."

luca ha detto...

grazie per il commento. su poletto rimango della mia opinione e ho l'impressione che le critiche non siano dovute ad una contrarietà verso l'obiezione di coscienza in sè e per sè, ma all'oggetto dell'obiezione.

b)io non penso che i criteri per stabilire i confine tra vita e morte possano essere stabiliti da "esperti", anche se hanno una laurea in medicina. è vero che la discussione legislativa è sul testamento biologico (che mi sembra una cosa doverosa). è vero anche che troppe volte ho sentito e letto che Eluana può morire perchè "tanto è in stato vegetativo". questo, secondo me, non è accettabile.

c)temo tu abbia ragione, ma in democrazia è il parlamento che fa le leggi.

ps. mi pare che squonk abbia citato michele serra (o viceversa).

luca ha detto...

dimenticavo. non male il tuo articolo per la funzine dalemia. si vede che la sedia svedese funziona!

Berlicche ha detto...

Lo sapete, vero, che Eluana si sveglia la mattina, respira da sola, muove gli occhi, fa suoni con la bocca, si riaddormenta la sera? Che, situazione sua a parte, il suo corpo ha una salute di ferro, in tanti anni di degenza non si è mai praticamente ammalata (come farebbe ad ammalarsi un morto)? Che potrebbe anche mangiare senza sondino, imboccata, e che il sondino stesso è usato solo per semplicità?
Che la sentenza autorizza solo a sospendere l'alimentazione, ma non obbliga nessuno a farlo?
E che quindi fare morire di fame e sete Eluana è fare morire di fame e sete un essere umano vivo?
Lo fareste, voi?

Anonimo ha detto...

"su poletto rimango della mia opinione e ho l'impressione che le critiche non siano dovute ad una contrarietà verso l'obiezione di coscienza in sè e per sè, ma all'oggetto dell'obiezione."


Quindi, se qualunque possessore di vesti paramentali (di qualunque religione si tratti) fa commenti eversivi, non si puo' dire che sono tali senza sentirsi ribattere che si critica l'abito che porta?
Io critico e commento puramente le affermazioni idiote: l'abito che porta dovrebbe interessare solo a chi lo riconosce come autorita'.

"io non penso che i criteri per stabilire i confine tra vita e morte possano essere stabiliti da "esperti", anche se hanno una laurea in medicina."

A maggior ragione, se tali criteri non possono essere stabiliti da laureati in medicina, per quale motivo i confini tra vita e morte dovrebbero essere stabiliti da "esperti", anche se si sono laureati in seminario?

Perche' gente che lasciata a se stessa morirebbe per cause naturali (una volta si diceva "per volonta' di dio misericordioso") ora non puo' essere lasciata morire solo per l'ipocrisia di chi gioca con l'autorita' e il potere? [Ja]

Anonimo ha detto...

"E che quindi fare morire di fame e sete Eluana è fare morire di fame e sete un essere umano vivo?
Lo fareste, voi?"

Noi no. Non abbiamo inventato la santa inquisizione. [Ja]

Anonimo ha detto...

Su Poletto: la mia avversione riguarda le affermazioni, in se molto pericolose. Porre una fede (religiosa, filosofica, politica, ...) al di sopra della legge è un atto eversivo non dissimile da quello che compivano i brigatisti.

Quanto all'esercizio dell'obiezione di coscienza, non mi pare che l'Italia sia un impero coloniale o una dittatura. Nelle democrazie solitamente per ottenere un diritto - e l'obiezione di coscienza lo è - si utilizza la via politica.

Ha certamente ragione Poletto quando si riferisce all'obiezione di coscienza sulla leva militare. Si dimentica di dire che, prima che venisse approvata una legge a riguardo, non presentarsi ad una chiamata di leva significava essere classificati come disertori, con un giudizio presso il tribunale militare e la relativa condanna. Invocare quindi l'obiezione di coscienza è legittimo (anche se non condivisibile), ma con la consapevolezza che la legge italiana prevede, come minimo, una condanna per interruzione di pubblico servizio e, nei casi più gravi, pure l'allontamento dal luogo di lavoro.

Naturalmente non ho nessuna contrarietà all'esercizio del diritto dell'obiezione di coscienza nel caso in cui venisse approvata una legge sul testamento biologico. Bisognerà però stabilire regole e criteri affinchè il diritto di avvalersi della legge non venga precluso a chi lo vuole esercitare (che tradotto significa che non si devono verificare le storture che si osservano con l'aborto, dove ci sono intere ASL dove è impossibile abortire e dove i medici obiettori nell'ospedale pubblico diventano miracolosamente non-obiettori nella clinica privata convenzionata).

Saluti

luca ha detto...

x berlicche: no, non sapevo che Eluana si può nutrire anche senza sondino. ora cosa succederà? verrà imboccata? tanto casino per nulla? come scritto nel post, sulla questione so troppo poco per poter esprimere un giudizio informato. mi informerò.

x ja (e titollo): l'oggetto dell'obiezione è diverso dal soggetto che invita ad obiettare. i vescovi hanno deciso di lanciarsi nell'agone politico e mi parrebbe ingiusto privarli del privilegio dell'aspro dibattito politico. le critiche sono tutte benvenute (o almeno lo dovrebbero essere).

ps. x ja: l'altra sera ho avuto l'onore di dormire sotto i corridoi della santa inquisizione di bologna.

x titollo: "Porre una fede (religiosa, filosofica, politica, ...) al di sopra della legge è un atto eversivo non dissimile da quello che compivano i brigatisti." I nazisti a norimberga si giustificavano nella stessa maniera: loro hanno solo obbedito alle leggi, no?

per il resto sono d'accordo con quello che scrivi (e mi pare emerga anche dal mio post).

Anonimo ha detto...

L'improbabile accostamento fra le leggi e le sentenze della Repubblica italiana e quelle del Terzo Reich è talmente offensivo e rivoltante che non merita nemmeno una replica.

luca ha detto...

sù, non fare il permaloso.

non penso che il mio paragone sia rivoltante. ritengo che la coscienza di ciascuno abbia il diritto di valutare se è moralmente giusto obbedire ad una legge indipendentemente dal tipo di legittimazione della legge stessa.

per esempio: gli obiettori fiscali alle spese militari sono paragonabili a dei brigatisti? la loro violazione delle leggi non ha legittimità morale? dovrebbero pagare e zittiemosca visto che siamo in democrazia e non del terzo reich?

la differenza tra un obiettore di coscienza e un brigatista è che il secondo si nasconde, mentre il primo no e affronta le conseguenze dei suoi atti a viso aperto.

scrutinare con la propria coscienza (poco importa che essa si basi su fede, ideologia o quant'altro) le leggi di uno stato democratico non mi pare sia un atto eversivo, ma un segno di maturità democratica.

Anonimo ha detto...

E chi decide cosa è moralmente corretto e cosa non lo è? Tu?

I brigatisti che minacciano in un tribunale e a viso apertissimo il prof. Pietro Ichino vanno "moralmente capiti" perchè prendono le parti dei lavoratori danneggiati da leggi sbagliate?

Luca, fattelo dire: hai scritto un mucchio di scemenze, anche piuttosto pericolose. Uno dei principi fondanti di un Stato moderno è che la legge - giusta o sbagliata che sia - è sempre una legge, e come tale va rispettata. Se poi, in coscienza, la si ritiene ingiusta, si lavora per cambiarla, con i mezzi che la legge stessa mette a disposizione. Se poi uno vuole fare il rivoluzionario, faccia pure: anche se così si finisce per giustificare pure quelli che pensano che sia "moralmente accettabile" (secondo la propria scala di valori) difendere il salario con il fucile.

Anonimo ha detto...

che cos'e' l' "oggetto dell'obiezione"?
Il punto non e' la critica. E' che una volta che si scende nell'agone politico, sarebbe elegante che il vescovo riconosca di essere un partigiano e non di parlare in via universale. Ma sarebbe troppo chiederlo a un vescovo cattolico, visto che nomen omen.

Anyway, non importa i brigatisti, questo modo di ragionare e' piu' o meno lo stesso di integralisti islamici e testimoni di geova (nel campo delle trasfusioni). Se una legge dello stato e' percepita come ingiusta, perche' seguirla? E perche' chiedere il rispetto di leggi dello stato che prevedono il sostentamento del clero se altri la considerano ingiusta? ;) [Ja]

luca ha detto...

titollo: E chi decide cosa è moralmente corretto e cosa non lo è? Lo stato?

Alla faccia del laicismo, direi.

Cmq. spiegare la differenza tra un obiettore di coscienza e un brigatista sarebbe un esercizio umiliante per la tua, ma soprattutto per la mia intelligenza.

ja: i vescovi cattolici hanno una passione segreta per l'agone politico, e hanno prodotto anche discreti strateghi politici (da mazzarino a ruini). Non gli si risparmi nulla, nemmeno le intercettazioni! ;)

Anonimo ha detto...

"E chi decide cosa è moralmente corretto e cosa non lo è? Lo stato?"

Questa e' la differenza tra uno stato laico e uno stato confessionale: lo stato laico non pretende di definire la morale o il comportamento dei cittadini. Ne e' solo espressione.

"i vescovi cattolici hanno una passione segreta per l'agone politico, e hanno prodotto anche discreti strateghi politici (da mazzarino a ruini). Non gli si risparmi nulla, nemmeno le intercettazioni! ;)"

A parte che tra Mazzarino e Richielieu e Ruini scorre un abisso, mi dichiaro d'accordo con la tua chiosa. Dico io, non gli si risparmi nulla. Nemmeno le camere a gas! Tanto servono per disinfettare, no?

luca ha detto...

non ho capito: stai dicendo che una legge di uno stato laico è espressione della morale dei cittadini e quindi tutti i cittadini la devono ritenere buona e giusta (e cioè una verità morale)?

ruini è comunque un gigante politico rispetto ai nani del nostro parlamento...