La lotta per gli uomini, al loro fianco, trova le sue fonti in un'altra lotta, che viene combattuta con sempre maggiore intensità nel loro intimo, là dove nessun uomo assomiglia ad un altro. Là dove siamo alle porte della contemplazione.
Lotta e contemplazione: ci lasciamo condurre così lontano, che la nostra intera vita sia tesa tra questi due poli?
Frére Roger, 1973
[mia traduzione dal tedesco]
martedì 28 aprile 2009
domenica 26 aprile 2009
Elezioni europee e rappresentanza politica
All'esame-mammuth di scienza politica presi 29. Per questo vengo ancora sfottuto dai miei amici che presero tutti 30 (sebbene nessuno di loro ricordi che io lo diedi una volta sola, a differenza loro). Comunque, quello che mi fregò fu una domanda sui 5 significati di rappresentanza, argomento che avevo ritenuto troppo idiota per essere memorizzato, ma che Panebianco (sì, proprio lui. E questo spiega come mai di politica io capisca così poco) pensò bene di inserire nel questionario a risposte aperte.
I 5 significati di rappresentanza non li so nemmeno ora. Ne ricordo, però, due. C'è la rappresentanza nel senso che qualcuno (il parlamentare) va a fare le tue veci in parlamento perchè tu non hai tempo per farlo (sic!). E c'è la rappresentanza nel senso di rappresentazione, nel senso che il parlamentare che ti sei scelto è un tipo un po' come te: con i tuoi gusti, valori e, soprattutto, interessi.
Ora; le liste per le europee del pd, per usare un eufemismo, non hanno scatenato un gran entusiasmo. Da me, Altoadige-Nordest,ad esempio, faremo fatica a prendere il voto dello zoccolo duro. Ciò nonostante, pur nel mare di veneziani candidati, io tre persone che mi rappresentino (nel senso di rappresentazione) riesco a trovarle pure nella democratica lista.
La prima è Debora Serracchiani (e chi se no?), che rappresenta il militante medio del pd e che trova le migliori parole per esprimerne rabbia, amore e passione. Lei dice quello che tutti noi militanti pensiamo ed è bene che lo dica anche al parlamento europeo.
Il secondo è Michele Nicoletti. I punti a suo sfavore sono che è un professore universitario ed è trentino. Però ha il pallino della teologia politica e studia Carl Schmitt, Soren Kierkergaard e Romano Guardini. Come posso non votare uno così?
Il terzo è Vittorio Prodi, perchè qui si è un po' nostalgici (ma senza rimpianti) e Vittorio è tra i fondatori della scuola di pace di Monte Sole. Senza ombra di dubbio si tratta, quindi, di un "cattocomunista dossettiano", come me e Romano (Prodi).
Peccato che noi del nordest abbiamo solo due preferenze. Chi l'avrebbe mai detto che, da una lista del genere, avrei avuto addirittura l'imbarazzo della scelta: quale me avrà l'onore di rappresentarmi in parlamento: il militante, l'intellettual(oide) o il cattocomunista?
I 5 significati di rappresentanza non li so nemmeno ora. Ne ricordo, però, due. C'è la rappresentanza nel senso che qualcuno (il parlamentare) va a fare le tue veci in parlamento perchè tu non hai tempo per farlo (sic!). E c'è la rappresentanza nel senso di rappresentazione, nel senso che il parlamentare che ti sei scelto è un tipo un po' come te: con i tuoi gusti, valori e, soprattutto, interessi.
Ora; le liste per le europee del pd, per usare un eufemismo, non hanno scatenato un gran entusiasmo. Da me, Altoadige-Nordest,ad esempio, faremo fatica a prendere il voto dello zoccolo duro. Ciò nonostante, pur nel mare di veneziani candidati, io tre persone che mi rappresentino (nel senso di rappresentazione) riesco a trovarle pure nella democratica lista.
La prima è Debora Serracchiani (e chi se no?), che rappresenta il militante medio del pd e che trova le migliori parole per esprimerne rabbia, amore e passione. Lei dice quello che tutti noi militanti pensiamo ed è bene che lo dica anche al parlamento europeo.
Il secondo è Michele Nicoletti. I punti a suo sfavore sono che è un professore universitario ed è trentino. Però ha il pallino della teologia politica e studia Carl Schmitt, Soren Kierkergaard e Romano Guardini. Come posso non votare uno così?
Il terzo è Vittorio Prodi, perchè qui si è un po' nostalgici (ma senza rimpianti) e Vittorio è tra i fondatori della scuola di pace di Monte Sole. Senza ombra di dubbio si tratta, quindi, di un "cattocomunista dossettiano", come me e Romano (Prodi).
Peccato che noi del nordest abbiamo solo due preferenze. Chi l'avrebbe mai detto che, da una lista del genere, avrei avuto addirittura l'imbarazzo della scelta: quale me avrà l'onore di rappresentarmi in parlamento: il militante, l'intellettual(oide) o il cattocomunista?
sabato 18 aprile 2009
Un vero rivoluzionario
Sono andato a vedere il nuovo film sul Che. Mi ha fatto una gran tristezza. Mentre lo guardavo pensavo alla fine che ha fatto Cuba e a Prima che scenda la notte.
Una frase, nel film di Soderbergh, mi ha colpito:
Un vero rivoluzionario è guidato da un grande sentimento d’amore: amore per l’umanità, amore per la giustizia e per la verità.
Ecco, era un vero rivoluzionario il Che? e i suoi barbudos? E se sì, perchè e quando hanno tradito la rivoluzione? Chi è, oggi, il vero rivoluzionario?
Una frase, nel film di Soderbergh, mi ha colpito:
Un vero rivoluzionario è guidato da un grande sentimento d’amore: amore per l’umanità, amore per la giustizia e per la verità.
Ecco, era un vero rivoluzionario il Che? e i suoi barbudos? E se sì, perchè e quando hanno tradito la rivoluzione? Chi è, oggi, il vero rivoluzionario?
giovedì 16 aprile 2009
La laicità non c'entra
Quello a cui stiamo assistendo non è un vero scontro tra stato e chiesa. Ce ne fu uno vero e molto virulento durante tutto l'ottocento. Allora la questione era davvero la laicità, dove, cioè, dovessero intercorrere i confini tra il potere politico e il potere ecclesiastico. Se il Papa pubblicava sillabi e non possumus, i governi chiudevano chiese, scioglievano ordini religiosi e confiscavano patrimoni.
Ora, nonostante gli allarmismi, la laicità non è davvero all'ordine del giorno. Lo scontro di questi giorni non è una riedizione di battaglie già combattute e decise. Si tratta di un conflitto nuovo nel campo aperto dalle nuove tecnologie della vita. E' uno scontro per stabilire dove passeranno i confini della libertà individuale e dell'autodeterminazione del singolo, della ricerca scientifica e delle seguenti commercializzazioni, dell'intervento medico o della sua astensione.
Le differenze tra questo scontro e quello ottocentesco sono palesi e ignorarle equiverebbe a fraintendere la realtà. Una differenza importante è che la chiesa non sta lottando per i propri privilegi. Un'altra differenza cruciale è che alla chiesa non è contrapposta l'isituzione statale, ma dei privati cittadini o dei partiti. Inoltre si tratta di difendere o ampliare non le prerogative dello stato, ma degli spazi di libertà individuale.
In altri termini: è una battaglia di valori interna alla cittadinanza, non di potere tra "cittadinanze qualitativamente diverse", quella terrestre e quella celeste (e non sono sicuro che questo sia veramente un bene: le battaglie di valori sono forse più spietate di quelle di potere).
Ora, nonostante gli allarmismi, la laicità non è davvero all'ordine del giorno. Lo scontro di questi giorni non è una riedizione di battaglie già combattute e decise. Si tratta di un conflitto nuovo nel campo aperto dalle nuove tecnologie della vita. E' uno scontro per stabilire dove passeranno i confini della libertà individuale e dell'autodeterminazione del singolo, della ricerca scientifica e delle seguenti commercializzazioni, dell'intervento medico o della sua astensione.
Le differenze tra questo scontro e quello ottocentesco sono palesi e ignorarle equiverebbe a fraintendere la realtà. Una differenza importante è che la chiesa non sta lottando per i propri privilegi. Un'altra differenza cruciale è che alla chiesa non è contrapposta l'isituzione statale, ma dei privati cittadini o dei partiti. Inoltre si tratta di difendere o ampliare non le prerogative dello stato, ma degli spazi di libertà individuale.
In altri termini: è una battaglia di valori interna alla cittadinanza, non di potere tra "cittadinanze qualitativamente diverse", quella terrestre e quella celeste (e non sono sicuro che questo sia veramente un bene: le battaglie di valori sono forse più spietate di quelle di potere).
martedì 14 aprile 2009
Dagli al mendicante!
Ormai da settimane l'attenzione del quotidiano locale è dedicata ad un nuovo nemico pubblico numero uno: i mendicanti. Titoli sparati, primi piani degni di pericolosi criminali ricercati dall'interpol, interviste agli esperti delle associazioni di volontariato che ci invitano a starne ben alla larga (e loro stanno bene alla larga dal proporre un piano per risolvere quella che più che un'emergenza di sicurezza è un'emergenza sociale) e al questore (che invece di fare il proprio lavoro, impiega il suo tempo a spiegare al sindaco come dovrebbe fare il suo).
Ci spiegano che fanno parte di networks criminali, che arrivano in treno da verona (scacciati dal decreto del coraggioso sindaco Tosi), che in tasca hanno il cellulare. Ci spiegano anche che con le vecchiette fanno i prepotenti e che, altrimenti, cercano subdolamente di ispirare pena e compassione, con ipocrite facce sofferenti. Sono truffatori, certo, ma anche sfaticati, perchè sono giovani, e se volessero, potrebbero anche lavorare (come se un rifugiato politico o un clandestino potessero legalmente lavorare). Ecco, quindi, che è meglio non dare l'elemosina, noi correremo il rischio di pulirci la coscienza e loro di venire viziati all'accattonaggio.
Nulla di sorprendente. La solita criminalizzazione delle vittime. Lo scontato paternalismo con cui i ricchi spiegano ai poveri come comportarsi. Quello che mi colpisce è che, tra i tanti coraggiosi reporters che hanno sfidato il pericolo per andare a fotografare i minacciosi mendicanti, a nessuno sia venuto in mente di dare loro la parola, di chiedere loro come siano venuti qui, di verificare se siano schiavi di organizzazioni crimali (ed eventualmente sollecitare una loro liberazione, non un'ordinanza che li scacciasse dalla nostra vista), di domandarsi quanto sia umilliante per un giovane dover vivere della carità degli altri.
Tutto questo manca dalla meticolosa copertura giornalistica del nostro quotidiano. In fin dei conti non si tratta di persone. Si tratta solo di accattoni.
ps. In questo contesto il comportamento elettoralmente suicida del Sindaco, che si rifiuta di firmare l'ordinanza scaccia-mendicanti, non può che suscitare la mia incondizionata simpatia.
pps. E anche la lettera al giornale scritta da Fabio Visentin, un vecchio esponente di Rifonda, che oggi fa pubblica ammissione di colpa (ha dato un euro in carità), mi ha fatto molto piacere.
pps. sullo stesso tema, sentieri interrotti. Da sfogliare anche larepubblica.parma.
Ci spiegano che fanno parte di networks criminali, che arrivano in treno da verona (scacciati dal decreto del coraggioso sindaco Tosi), che in tasca hanno il cellulare. Ci spiegano anche che con le vecchiette fanno i prepotenti e che, altrimenti, cercano subdolamente di ispirare pena e compassione, con ipocrite facce sofferenti. Sono truffatori, certo, ma anche sfaticati, perchè sono giovani, e se volessero, potrebbero anche lavorare (come se un rifugiato politico o un clandestino potessero legalmente lavorare). Ecco, quindi, che è meglio non dare l'elemosina, noi correremo il rischio di pulirci la coscienza e loro di venire viziati all'accattonaggio.
Nulla di sorprendente. La solita criminalizzazione delle vittime. Lo scontato paternalismo con cui i ricchi spiegano ai poveri come comportarsi. Quello che mi colpisce è che, tra i tanti coraggiosi reporters che hanno sfidato il pericolo per andare a fotografare i minacciosi mendicanti, a nessuno sia venuto in mente di dare loro la parola, di chiedere loro come siano venuti qui, di verificare se siano schiavi di organizzazioni crimali (ed eventualmente sollecitare una loro liberazione, non un'ordinanza che li scacciasse dalla nostra vista), di domandarsi quanto sia umilliante per un giovane dover vivere della carità degli altri.
Tutto questo manca dalla meticolosa copertura giornalistica del nostro quotidiano. In fin dei conti non si tratta di persone. Si tratta solo di accattoni.
ps. In questo contesto il comportamento elettoralmente suicida del Sindaco, che si rifiuta di firmare l'ordinanza scaccia-mendicanti, non può che suscitare la mia incondizionata simpatia.
pps. E anche la lettera al giornale scritta da Fabio Visentin, un vecchio esponente di Rifonda, che oggi fa pubblica ammissione di colpa (ha dato un euro in carità), mi ha fatto molto piacere.
pps. sullo stesso tema, sentieri interrotti. Da sfogliare anche larepubblica.parma.
sabato 11 aprile 2009
Sabato santo
Non sarò certo io a iscrivermi nel registro dei difensori d'ufficio di Dio. L'esistenza del male in sè è un terribile atto d'accusa. Il dolore dell'innocente, il dolore di Giobbe è lì ad alzare la voce e l'indice verso il cielo.
Non cercherò di scaricare la colpa sull'uomo che fa il male, nè di colpevolizzare le vittime. Non cercherò di addossare ogni responsabilità alla storia, alla natura, al caso. Sono difese imbarazzanti, innanzitutto per l'Onnipotente e l'Infinitamente Buono.
Oggi, però, non mi costituirò nemmeno come parte civile. Non aggiungerò la mia coscienza alla voce di Giobbe, non urlerò per chi non può più urlare, inghittito dalle onde del mare o sepolto da un palazzo crollato o addormentato nella sua angoscia da un buco di eroina.
Oggi, no. Oggi me ne starò zitto. Chiuderò le mie labbra chiedendomi come sia possibile che quelle ossa spezzate siano anche le Sue.
Non cercherò di scaricare la colpa sull'uomo che fa il male, nè di colpevolizzare le vittime. Non cercherò di addossare ogni responsabilità alla storia, alla natura, al caso. Sono difese imbarazzanti, innanzitutto per l'Onnipotente e l'Infinitamente Buono.
Oggi, però, non mi costituirò nemmeno come parte civile. Non aggiungerò la mia coscienza alla voce di Giobbe, non urlerò per chi non può più urlare, inghittito dalle onde del mare o sepolto da un palazzo crollato o addormentato nella sua angoscia da un buco di eroina.
Oggi, no. Oggi me ne starò zitto. Chiuderò le mie labbra chiedendomi come sia possibile che quelle ossa spezzate siano anche le Sue.
sabato 4 aprile 2009
Questa funziona di sicuro
L'Italia ha un problema con l'evasione. E la sinistra ha un problema con Visco, nel senso che ogni serio democratico tentativo di far pagare le tasse agli italiani ha finora sistematicamente significato disfatta elettorale.
Ma, forse forse, il destino non è segnato ed esiste un modo per risolvere il trilemma politico finanziario del pd e lo hanno scoperto i taiwanesi e si tratta della lotteria fiscale.
Funziona così: dietro ogni scontrino fiscale c'è un numero, ogni giorno alcuni di questi numeri vengono estratti a sorte e pubblicati sul giornale. I fortunati possessori degli scontrini vincenti ricevono un premio in denaro che può arrivare fino a 200 dollari.
Ecco, una cosa così in Italia non può non funzionare.
Ma, forse forse, il destino non è segnato ed esiste un modo per risolvere il trilemma politico finanziario del pd e lo hanno scoperto i taiwanesi e si tratta della lotteria fiscale.
Funziona così: dietro ogni scontrino fiscale c'è un numero, ogni giorno alcuni di questi numeri vengono estratti a sorte e pubblicati sul giornale. I fortunati possessori degli scontrini vincenti ricevono un premio in denaro che può arrivare fino a 200 dollari.
Ecco, una cosa così in Italia non può non funzionare.
mercoledì 1 aprile 2009
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