lunedì 14 novembre 2011

Una certa rabbia

Voglio farvi una piccola confessione: l'anno scorso, durante il noviziato, sono andato dalla psicologa. Il perché è presto detto.

Tutto risale al postulantato, quando era stata offerta ai postulanti la possibilità di incontrare un sacerdote psicologo, allo scopo di individuare, nel grande bagaglio della nostra personalità, i punti di forza e le criticità che avrebbero potuto facilitare od ostacolare la vita religiosa che ci apprestavamo ad intraprendere. Ho colto questa opportunità. In un paio di lunghi incontri ho raccontato al don psicologo la mia vita. In un altro paio di incontri un po' meno lunghi il don ha approfondito alcuni aspetti del mio racconto. Infine, mi ha dato un feed-back e un consiglio.


Del suo feed-back una cosa in particolare mi ha colpito: secondo il don c'era della rabbia, che scorreva nascosta nel mio cuore e che andava aiutata ad emergere in modo ordinato e civile. Questa rabbia nascosta mi ha subito intrigato, perché io non l'avevo mai notata, anzi... però, magari, il don non aveva visto tutto sbagliato e il pensiero di avere un certo diritto alla rabbia mi solleticava e sollevava. Così ho deciso di seguire il suo consiglio, di continuare a lavorare su questa traccia "psicologicamente".

Si stava avvicinando l'estate e il mio postulantato era quasi terminato, allora ho rimandato il mio proposito all'autunno e al noviziato. Ho ripreso il cammino interrotto con una psicologa: quattordici incontri, da dicembre ad aprile. Nei nostri colloqui ho messo a fuoco "la rabbia", che mano a mano, mentre io raccontavo e lei domandava, perdeva i contorni di un sentimento sordo e selvatico, per acquisire un suo colore, assumere una fisionomia diversa, più precisa, complessa, reale, mia.

Non vi racconto come è finito il mio piccolo percorso, però sappiate che mi è servito. Nessuno si aspetti da uno psicologo la risoluzione dei propri problemi. Quelli dobbiamo affrontarli in prima persona. Però, grazie alle domande e alle osservazioni di una persona qualificata, è possibile portare alla luce i propri sentimenti, capire i nostri comportamenti, scoprire un pezzettino di verità su se stessi. E' possibile anche accettare questa verità, e con essa accettare i propri limiti, le proprie imperfezioni, le proprie sconfitte - e per me non era affatto scontato. E' possibile elaborare delle strategie per gestire le proprie difficoltà. E' possibile acquisire strumenti utili per affrontare perfino la vita religiosa.

A perfezionare il resto, poi, ci penserà la grazia.




2 commenti:

Flip ha detto...

;) Strizza... cervelli!

Parole sante!
Non sono un'esperto in materia, non ho alcun titolo... ma dalla mia personale esperienza di analisi posso condividere il seguente commento:

Concordo con fLop che il psicologo non risolve i nostri problemi, ma ci aiuta ad affrontarli in prima persona. Ci fornisce gli strumenti/strategie per valutare ogni situazione, chiarire i propri sentimenti, capire i nostri comportamenti e superare eventuali impasse che possono creare difficoltà (a volte anche sofferenza) nell'operare quotidiano della vita.
Ritengo che il lavoro di analisi, compiuto dal psicologo, è un accompagnamento alla presa di consapevolezza di se stessi, delle proprie risorse e dei limiti, della conoscenza della propria anima per affrontare e proprie difficoltà.

In qualche modo, il cammino di analisi ti porta a diventare ad essere il conoscitore di te stesso, ovvero ad essere psicologo!

Eh, si! Psicologo è lo studioso di psicologia...
Il termine psicologia deriva dal greco psyché (ψυχή) = spirito, anima e da logos (λόγος) = discorso, studio.
Quindi psicologo è chi ha profonda conoscienza dell'anima umana!

"Oh uomo conosci te stesso e conoscerai l'universo e gli Dei."

luca ha detto...

ma allora i conventi sono pieni di psicologi! ;P