domenica 11 dicembre 2011

Lodatelo, voi tutte, fulgide stelle


Mi piace fermarmi a guardare il cielo, magari vicino ad un fuoco, oppure nelle notti d'estate con il mio toscano in una mano e la mia birra nell'altro. In quelle notti mi viene sempre da pensare che il mondo è bello e nessuno mai riuscirà davvero a sfregiarne la bellezza. Penso anche ai miei genitori, e alla mia fortuna di essere stato amato da loro. Mi viene nostalgia degli amici lontani e rido ricordandomi di loro. Allora, a volte, lodo il Signore per tutto che quello che mi ha dato, perché è stato buono con me e perché ha creato la notte, la luna e le stelle.


Il mio cielo deve essere molto diverso da quello di duemila anni fa: il nostro è opaco e spento dalle luci artificiali delle città. Il cielo di duemila anni fa doveva essere uno spettacolo meraviglioso e abbacinante, carico di stelle. Un cielo così, di una notte di duemila anni fa, era quello sotto il quale erano accampati i pastori, ancora ignari che un angelo li avrebbe presto visitati. Chissà se pensavano anche loro le stesse cose che penso io. Sicuramente non avevano né birra né toscano; forse, però, avevano fame e freddo. A loro il futuro poteva apparire incerto e rischioso e i loro sogni erano gravidi di preoccupazioni e angosce. Eppure, chissà se quel cielo terso e luminoso portava anche loro a intonare un salmo di lode al Signore.



Il cielo della Cisgiordania non deve essere molto diverso da quello di duemila anni fa. L'elettricità scarseggia e la sera le strade sono buie.Oggi, forse, di pastori che veglino sui loro greggi non ce ne sono più. Però ci sono i soldati in turno di guardia e gli uomini e le donne insonni e il loro futuro, oggi come allora, è incerto e rischioso e i loro sogni sono gravidi di preoccupazioni e di angosce. Eppure, anche loro guardano quel cielo e quelle stelle che nessun muro può oscurare. Si dimenticano, forse, dei check-point e delle colonie israeliane, dell'intifada, delle bombe, della disoccupazione, dei carri armati, della corruzione. Magari, guardandolo, pensano a Sadràch, Mesàch e Abdènego nel fuoco della fornace di Nabucodònosor, a come passeggiavano tra le fiamme, alla faccia livida e schiumante di rabbia del re e sorridono e sottovoce si uniscono al loro canto di lode:
Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, *
    lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Benedite, angeli del Signore, il Signore, *
    benedite, cieli, il Signore [Dn 3,57-58].
 Questo post è dedicato a Lucia, che dorme sotto i cieli di Gaza.

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