mercoledì 28 dicembre 2011

L'esame di coscienza


Non credo che nella mia vita spirituale ci siano molte cose più difficili, complicate e penose dell'esame di coscienza. Provo ad essere disciplinato e a farlo ogni sera, seduto sulla vecchia poltrona che ho sistemato affianco al letto. Guardo il poster del crocifisso di  Cimabue che ho appeso sulla parete di fronte e comincio a pensare al giorno appena concluso. Ma non mi viene in mente niente.

Frugo nella memoria per ricordare tutto quello che ho vissuto, fatto, pensato. Butto giù qualche appunto sul mio quadernetto. Fisso ancora un po' il crocifisso di Cimabue. Leggo qualche articolo delle nostre costituzioni. Poi concludo, quasi sconsolato, che anche oggi è stato come ieri e che non è successo niente di nuovo: nulla di nuovo sotto il sole, calma piatta sul  lobo occidentale della mia coscienza.

La vita comune è, però, un grande aiuto nel condurre un esame di coscienza. Confesso, infatti, che osservare e giudicare gli altri mi viene molto più facile e spontaneo che giudicare me stesso. Grazie a questa mia naturale predisposizione, vivere a stretto contatto con una certa varietà di uomini mi offre l'oppurtunità di cogliere una miriade di manchevolezze, peccatucci, peccatacci, omissioni, opere tutte da condannarsi con severità: un catalogo, insomma, più concreto, preciso e reale di ogni decalogo.

Individuati con precisione chirurgica i peccati degli altri, diventa un gioco da ragazzi chiedermi se anch'io non mi sia comportato alla stessa maniera. La risposta a questa domanda è sempre molto interessante e l'esame di coscienza ne esce immancabilmente con qualche "fatterello" da presentare al sacramento della riconciliazione. Il bottino della vita comune come esame di coscienza è, però, molto più ricco della presa di coscienza dei propri peccati: c'è anche una maggiore tolleranza verso i propri confratelli e la scoperta che essi sono uno fedele specchio della nostra vita: proprio non si può non amarli come noi stessi!

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