Il libretto di Lakoff, Non pensare all'elefante, non è solo un fondamentale breviario di comunicazione politica, zeppo di consigli utili alla sinistra politica mondiale. Infatti, contiene una interessante ipotesi sul comportamento degli elettori alternativa al modello "drogheria" (magari qualcuno lo conosce come il paradosso -chissà poi perchè paradosso- del gelataio nella efficacie versione italiana proposta dal sempre laico Odifreddi).
Il modello del "gelataio" è stato finora tanto dominante in politologia, quanto poco compreso. In soldoni, si immagina lo spazio politico-partitico come un continuum che va da destra a sinistra (una spiaggia), in cui i partiti (gelatai) si collocano per massimizzare il numero dei propri elettori (clienti). Se c'è un solo gelataio, si piazza dove vuole, tanto tutti compreranno il cornetto da lui. Poniamo che si collochi nel centrodestra della spiaggia. Ma se ne arriva un secondo? Il secondo gelataio si collocherà affianco del primo, ma dal lato sinistro, così che tutti quelli che arrivano da sinistra (anche dal fondo sinistra della spiaggia) compreranno da lui (il gelataio a loro più vicino) il loro cornetto. A questo punto si scatena una competizione tra gelatai che li porterà a collocarsi uno di fronte all'altro, equidistanti dagli estremi della spiaggia, cioè al centro.
Questa metafora è inventata da tale Downs negli anni 50 per spiegare come mai repubblicani e democratici avessero posizioni politiche sempre più simili e parte da alcuni presupposti che non sono dati necessariamente in tutti i sistemi politici.
1. Innanzitutto, non ci dice dove sia il centro della spiaggia. In Germania, ad esempio, è molto più a sinistra che in Gran Bretagna. Non ci dice nemmeno che è possibile spostarlo, il centro, come, ad esempio, riuscì alla Tatcher.
2. Ma c'è di più. Il sistema politico (non solo elettorale) deve essere maggioritario. Il sistema presidenziale USA è fortemente maggioritario (si compete per un posto solo, la Presidenza, con un turno unico) e la gara per la presidenza forma anche il panorama partitico. Risultati simili sono ottenuti dal semipresidenziale con maggioritario a doppio turno francese (dove di partiti ce ne sono tanti, ma quelli che contano sono due).
3. In Gran Bretagna il sistema elettorale è maggioritario a turno unico, ma si compete per un governo parlamentare. La corsa al centro del modello del gelataio funziona fin tanto che i liberali decidono di andare a competere da soli. Nel momento in cui decidessero di fare delle alleanza pre-elettorali con uno dei due partiti maggiori, si finirebbe come in Italia (e il perchè non lo facciano Downs non ce lo dice).
4. In Italia si competeva con un sistema parzialmente maggioritario per un governo parlamentare e le alleanze pre-elettorali, anche quella con l'ultimo dei partiti, sono indispensabili per la vittoria. E siccome ogni voto può essere decisivo, di partiti non ce n'è uno, ma tantissimi. In Italia, quindi, la potenza esplicativa del nostro modello è più limitata. Intanto se un "gelataio" si sposta al centro" ne spunta subito uno ad occupare lo spazio lasciato al centro. Si formano, però, delle coalizioni. L'arco delle posizioni incluse dalla coalizione è molto vario e decisamente non di centro. Il voto di centro è, però, quello decisivo. E', come forse direbbe qualche economista, quello al margine per massimizzare la propria utilità elettorale. E' uno solo, il voto, ma stabilisce il prezzo (cioè il programma politico). Naturalmente la cosa funziona fin tanto che i partiti all'estremità dell'arco politico decidono che è meglio stare all'opposizione che influenzare marginalmente il governo.
5. E in un sistema consociativo (spesso con legge elettorale proporzionale), come ad esempio la prima repubblica italiana o il Belgio (quando era ancora uno stato)? Grosso modo succede così: tutti votano quel che gli pare, però il governo lo si fa intorno ad un partito di centro (pivot) che unisce centrosinistra e centrodestra.
La sinistra radicale, quindi, si può mettere il cuore in pace? No, dice Lakoff: la corsa al centro è una metafora che distorce la realtà, o, al massimo, una profezia che si autoavvera. E ci propone un modello alternativo:
1. Non esiste un continuum da destra a sinistra, piuttosto ci sono due insiemi che si intersecano sovrapponendosi parzialmente. L'insieme di destra è quello di coloro che fanno riferimento ai valori e all'idea di famiglia (e una nazione è una grande famiglia) del "padre severo", che educa i figli a bastonate (gli stati canaglia con le bombe, i disoccupati tagliando l'assistenza sociale). A sinistra si fa riferimento ai valori e alla famiglia del "genitore premuroso" (con aiuti allo sviluppo e programmi di welfare).
2. Una parte, più o meno consistente, dell'elettorato fa riferimento, a seconda dei casi, a uno dei due modelli (a casa severo, al lavoro premuroso; severo in economia, premuroso in politica estera). La sfida politica è quella di risvegliare i propri valori (severità o premurosità) in coloro che si possono riconoscere in entrambi. La corsa al centro rischia di essere un esercizio masochistico, perchè è un modo per propagandare valori che l'altra parte politica rappresenta con maggiore credibilità. Quello che i politici devono fare è mostrare come i loro valori siano gli stessi dell'elettorato di centro (o meglio "intersecante"). Non devono assolutamente "diventare di centro", diventare "intersecanti", creando confusione e generando astensionismo.
3. Il modello suggerito da Lakoff ha il grande merito di evitarci l'arrampicata sugli specchi per spiegare la vittoria dei "moderati" Bush e Berlusconi (ma anche della Tatcher o Sarkozy). Rimane lo schema rigidamente bipolare (destra-sinistra), ma riesce ad includere anche il multipartitismo (basato su differenti applicazioni pratiche degli stessi valori e su possibili mix di intersezioni).
Coraggio, compagni duripuristi, forse una speranza -elettorale- c'è anche per voi!
ps. buon anno a tutti.
pps. in Kenya i capi dell'opposizione sono ancora a piede libero e le televisioni, pare, hanno ripreso a trasmettere politica.
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