1. Veltroni. E' un maestro di comunicazione politica, e si vede. Dubbia è invece la sua capacità di guidare un'organizzazione complessa come quella di un partito un partito poi tutto da inventare. Saranno decisivi gli uomini e le donne che andranno a formare la segreteria di Veltroni.
2. Gli interessi organizzati. Il partito democratico ha una vocazione da "pigliatutto". Si rivolge, cioè, a tutti gli elettori, indipendentemente dalla loro classe sociale o credo religioso. Contemporaneamente ha le potenzialità per rendersi indipendente da lobby più o meno organizzate e dettare le politiche di cui l'Italia ha bisogno. Vocazione e potenzialità rischiano di essere in contraddizione, premiando il consenso a scapito dell'efficacia delle politiche o, viceversa, sposando politiche senza consenso. La via è stretta tra Scilla e Cariddi.
3. La forma partito. Il partito democratico avrebbe dovuto essere un partito innovativo anche nelle sue forme, la cui progettazione è stata lasciata ad un giovane professore di Bologna, Salvatore Vassallo. L'impressione è che, invece di prospettare un partito nuovo, il professore ci stia guidando verso un partito americano, non solo nel nome. Far scegliere ai "simpatizzanti" un leader politico è roba, letteralmente, un'americanata. E' urgente che i nuovi quadri, a livello locale e nazionale, si riapproprino del partito e impediscano che si trasformi in un comitato elettorale. A tutti noi il compito di rivitalizzare le sezioni.
4. Le federazioni locali. Il partito democratico è stato pensato come federale. E, infatti, l'elezione delle assemblee locali è molto più importante di quella nazionale. Nella mia federazione la competizione elettorale è stata vera, altro che parata con vincitore annunciato! Ora vanno a formare un partito solo gente che si guarda(va) in cagnesco. E' la diffidenza di chi non si conosce bene, di chi è abituato a considerarsi in competizione, di chi è "laicista" e di chi è "clericale". La sfida ora è fare amicizia, costruire stima e fiducia e mettere le basi per un sano dialogo interno. Intanto Tommasini è diventato segretario. Qui gli si fa i migliori auguri.
2. Gli interessi organizzati. Il partito democratico ha una vocazione da "pigliatutto". Si rivolge, cioè, a tutti gli elettori, indipendentemente dalla loro classe sociale o credo religioso. Contemporaneamente ha le potenzialità per rendersi indipendente da lobby più o meno organizzate e dettare le politiche di cui l'Italia ha bisogno. Vocazione e potenzialità rischiano di essere in contraddizione, premiando il consenso a scapito dell'efficacia delle politiche o, viceversa, sposando politiche senza consenso. La via è stretta tra Scilla e Cariddi.
3. La forma partito. Il partito democratico avrebbe dovuto essere un partito innovativo anche nelle sue forme, la cui progettazione è stata lasciata ad un giovane professore di Bologna, Salvatore Vassallo. L'impressione è che, invece di prospettare un partito nuovo, il professore ci stia guidando verso un partito americano, non solo nel nome. Far scegliere ai "simpatizzanti" un leader politico è roba, letteralmente, un'americanata. E' urgente che i nuovi quadri, a livello locale e nazionale, si riapproprino del partito e impediscano che si trasformi in un comitato elettorale. A tutti noi il compito di rivitalizzare le sezioni.
4. Le federazioni locali. Il partito democratico è stato pensato come federale. E, infatti, l'elezione delle assemblee locali è molto più importante di quella nazionale. Nella mia federazione la competizione elettorale è stata vera, altro che parata con vincitore annunciato! Ora vanno a formare un partito solo gente che si guarda(va) in cagnesco. E' la diffidenza di chi non si conosce bene, di chi è abituato a considerarsi in competizione, di chi è "laicista" e di chi è "clericale". La sfida ora è fare amicizia, costruire stima e fiducia e mettere le basi per un sano dialogo interno. Intanto Tommasini è diventato segretario. Qui gli si fa i migliori auguri.
6 commenti:
Queste cose mi sembra di averle già lette tempo fa da qualche parte :-P
si vede che sono cose scontate, ma tanto vale ribadirle.
Questo post mi piace, perché è serio. Lo dico senza ironia.
Io sono estraneo a questo cosa, se non ostile, ma il PD resta un mio alleato, e meglio è questo alleato, più ci guadagna l'intera alleanza.
io ho fiducia che a bolzano si riesca a fare qualcosa di perlomeno decente. a gennaio torno e poi vi racconto per benino.
speriamo succeda lo stesso nel resto d'italia.
DA me anche quelle locali sono state una farsa.
Un abbraccio
i risultati regionali mi avevano fatto sospettare che non dappertutto era andata bene come da noi.
sarebbe da chiedersi il perchè, però.
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