sabato 3 novembre 2007

Ciao don Oreste

Oggi è morta una persona speciale, un prete che tanta parte ha avuto nella mia maturazione spirituale. Era un prete sgualcito, che non amava compiacere, ma di una umiltà sconfinata e di una gioia contagiosa.

Di don Oreste ho qualche ricordo personale, di incontri che ritagliava da agende fittissime. Mi impressionava la passione di un uomo che dormiva pochissimo, a volte in macchina, a volte su una tavola di legno, e si faceva tanti chilometri per incontrare gente come me, uno dei tanti volontari cialtroni in servizio civile. E quando mi si sedeva di fronte sorridente, dopo una breve preghiera, non mi faceva una predica nè una lezione. Mi faceva delle domande, voleva sapere di me: non si era fatto tutta quella strada per farsi ascoltare, ma per ascoltarmi. E dopo avermi ascoltato mi diceva grazie, grazie perchè sei un dono importante.

Di don Oreste ho conosciuto soprattutto la sua Comunità, prima in una casa famiglia a Predappio, poi durante la formazione al servizio civile, tra Rimini e Marzabotto e, infine, a Nairobi. Ho incontrato tante persone, con alcune sono andato molto d'accordo, con altri meno, qualcuno mi ha insegnato delle lezioni importanti, soprattutto la gioia misteriosa della condivisione.

Di don Oreste ho imparato a cercare il Cristo, senza stancarsi, nei volti di chi ha bisogno di aiuto, di chi soffre, di chi non ha voce per urlare se non la mia. E Cristo l'ho pure incontrato, nel piccolo Brian che voleva un papà; in Maria che mi ha preso per mano e mi ha accompagnato fino alla porta di filo spinato della baraccopoli; in Tabitha, che non aveva un lavoro, ma dieci figli - i più non suoi ma orfani dell'aids; nella cappella buia di Baba Yetu a pregare dopo una giornata nella polvere.

Ma fu solo molto tempo dopo che capii che anch'io potevo rispecchiare Cristo solo nel momento in cui avessi riconosciuto di aver bisogno, molto bisogno degli altri, di tutti.

Ciao don Oreste, oggi non si piange, ma si festeggia insieme a te nella gloria dei Cieli.

Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia.
Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all'infinito di Dio.
Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, faccia a faccia, così come Egli è (1Cor 13,12). E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: Dio ha creato l'uomo immortale, per l'immortalità, secondo la sua natura l'ha creato.
Dentro di noi, quindi, c'è già l'immortalità, per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio. La morte è il momento dell'abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto toccante e profondo questo tuo ricordo del DON. Io ho il flebile ricordo di una serata in cui Don Oreste intavolò una bellissima discussione con Franco e con Aldo (il suo miglior amico che lavora proprio per Don Benzi in un progetto in Russia). Avevo appena conosciuto Franco e per questo ero alle prime armi, ma mi colpi moltissimo proprio la sua voglia di ascoltare gli altri, quello che avevano da dire. Mi colpì anche che accettava le critiche mosse verso un "certo modo di fare la Chiesa" che Franco gli raccontava con riferimento alla sua lunga permanenza in Uganda. Mi colpì che quando gl dissi di essere ebrea mi trattò in modo talmente spontaneo da lasciarmi allibita, mi colpì la sua cultura sull'ebraismo e sull'Islam, una cultura frutto della passione che aveva di conoscere anche "l'altro". Un uomo di grande carisma e molto, molto pratico. Una grande perdita per tutto il mondo

Anonimo ha detto...

sono persone come queste a infondere un minimo di fiducia nella Chiesa, ancora, nonostante tutto il resto.

luca ha detto...

x ely: proprio così.
x supra: suvvia, le chiese bisogna frequentarle per capire che sono tante le persone per cui vale avere fiducia.

Anonimo ha detto...

Ti assicuro che pure fuori dalle chiese ce ne sono tante. Senza pretese di superiorità morali e come giudice ultimo delle proprie azioni solo la propria coscienza.

luca ha detto...

x titollo: qui si parlava di persone per cui vale la pena aver fiducia nella chiesa.
che ci siano tante persone meritose di fiducia non è in dubbio. basti pensare a fassino.

brigante ha detto...

la storia di fassino è ironica, vero?

luca ha detto...

brigante, a te bisogna spiegare proprio tutto, eh? ;p

simona77 ha detto...

ciao luca,

latito tanto, ma oggi sono passata da qui.
E ti lascio un abbraccio, perché è dolce credere nella festa che avrà accolto don Oreste ma è sempre strano sapere che non ci saranno neppure incontri strappati ad agende affollate.
E mi conforta la consonanza che continuo a respirare, ogni volta che sosto sull'uscio della tua casa.
Prima o poi tornerò anch'io.

Stai bene,

Simona

Anonimo ha detto...

luca, non si fosse capito io sono cattolico praticante. però sinceramente le persone in cui ripongo fiducia nella chiesa sono un'esigua minoranza.

luca ha detto...

mi dispiace supra. io ne ho conosciute tante, magari piene di difetti e magari molto lontane dalla santità di don benzi, eppure...

e non stiamo parlando del cardinal martini, ma di gente comune.

Anonimo ha detto...

è proprio la gente comune che mi sembra vagamente ipocrita.

luca ha detto...

c'è anche quella. anzi, un po' lo siamo quasi tutti: si cerca di venire a compromessi con il mondo, immagino.