mercoledì 21 novembre 2007

L'ultima (rottami militari e industriali): il Loop da Harold Wood a Purfleet

E' l'ultima del Loop. La prima passeggiata la feci che c'era la neve, era febbraio 2007. Partivo dal profondo est di Londra, Erith, riva meridionale del Tamigi. A settembre sono in fondo, ancora nel profondo est londinese, ma dall'altra parte del fiume.

Si parte e sgamo subito una coppia che sta facendo il mio stesso giro con la mia stessa guida. Lo si capisce dal fatto che si girano e guardano indietro sempre dove lo consiglia la guida. Si fermano subito, però, ad Upminster Bridge. Io sono coraggioso, mi faccio le ultime miglia di suburbia e finisco nella valle dell'Ingrebourne, che diventa presto selvaggia e protetta dall'Hornchurch Country Park.

Tra pascoli, paludi, uccelli e mucche si nascondono le casematte della battaglia d'Inghilterra. Ora, in vece della contraerea nascondono immondizia, ma fanno sempre il loro bell'effetto. Lungo il Loop sono incappato nelle piste d'atterraggio, nel quartiere generale, nelle costruzioni difensive della seconda guerra mondiale. E il bello deve ancora arrivare.

Eh sì, perchè dopo il parco e dopo le praterie di Rainham e il suo fetore da distretto industriale (proprio lo specchio di Erith) si arriva al Tamigi. E lungo il fiume non mancano le sorprese. Prima però mi mangio il panino con la mostarda di Digione ammirando le fabbriche di Erith, con le ciminiere color ruggine, cattedrali dello sviluppo economico e culle del movimento operaio. Ora sembrano abbandonate e quasi spettrali, e questo magari spiega pure perchè le mitiche Trade Unions siano più che trasparenti. Colto da un momento di nostalgia per la malinconia che provai attraversando in treno le stazioni fantasma tra Lipsia e Berlino, con le industrie orfane degli uomini e i vetri rotti (lo diceva Marx che il capitale senza il lavoro non vale una cippa), oltrepasso i silos della Tilda Rice e scopro i barconi di cemento che usarono per il d-day. Nessuno mi chieda come abbiano fatto a farli galleggiare fino in Francia. Però sono là e sono bellissimi.

L'ultimo regalo è un palombaro che spunta dalle acque. Sarò che sono stanco per le 140 miglia di Loop che ho sotto le scarpe, ma è una grande opera d'arte moderna.

Si costeggia il fiume tra paludi e discariche fino a Purfleet, dove, a raffreddare tutto il mio entusiasmo ci pensa il radler sciacquoso e disgustoso che mi sono bevuto per celebrare la conclusione della circumcamminazione di Londra. Poi qualcuno si chiede perchè gli inglesi non bevono più birra.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

140 miglia... complimenti!

un'impressione generale? :-)

luca ha detto...

arriverà anche quella.
cmq. quest'anno di miglia ne ho macinate tante!

Anonimo ha detto...

che invidia... pensi che se facessi il loop di milano sarei altrettanto soddisfatto? :-P

luca ha detto...

ma il giro di milano lo fai in una giornata!

Anonimo ha detto...

hehe... è vero...
facciamo milano e hinterland... :-P
beh, forse tra parchi, zone agricole e ville storiche non sarebbe malaccio... a parte il nord milano che è tutto una fabbrichetta...

Anonimo ha detto...

ecco, a me le fabbrichette non piacciono. a me piacciono i giganti industriali. quelli si' che hanno fascino.
luca

cmq. la padania, specialmente d'inverno dev'essere orribile.

Anonimo ha detto...

ecco, a me le fabbrichette non piacciono. a me piacciono i giganti industriali. quelli si' che hanno fascino.
luca

cmq. la padania, specialmente d'inverno dev'essere orribile.

Anonimo ha detto...

la padania da il meglio di sè in primavera ed in autunno. in inverno, a parte le rare giornate in cui scende il föhn dalle alpi, giornate talmente nitide che le montagne ti sembrano appena dietro i palazzi, le giornate sono grigie. ma non credo che l'inghilterra in inverno sia più ridente... :-P