Non ho mai creduto all'esistenza dei malvagi. Del male sì, e pure del diavolo. Ciascuno di noi può commettere azioni orrende. Qualcuno di noi lo fa raramente, altri molto spesso. Dietro però ad ogni azione cattiva ci deve essere una ragione. Magari un dramma sepolto nella memoria, una passione travolgente, una situazione di disperato bisogno. Ma anche la voglia di vendetta per un'ingiustizia subita, l'inappagabile desiderio di denaro, potere o celebrità. Semplice egoismo o banali viziose abitudini. Ma l'esistenza di persone intrinsecamente malvagie mi è sempre sembrata una cosa impensabile. Chi puoi mai fare qualcosa di male solo per il gusto di farlo?
Il male non è (quasi) mai giustificabile, però nel momento in cui diventa comprensibile è anche possibile immaginare il suo superamento e aprire degli spiragli per una conversione. Il male fine a se stesso, invece, è assolutamente incomprensibile. Non ha spiegazioni e non comprende possibilità di conversione. Come può solo pensare di pentirsi una persona assolutamente malvagia? No, i malvagi non esistono.
Poi, giorno dopo giorno, un dubbio si è insinuato in quella che era una incrollabile certezza. Il dubbio ha la forma di una donna bella, sorridente, disponibile e molto professionale. Un giorno spariscono 20 sterline dalla cassa. Chi è stato? O io o lei. Lei impossibile, avrò sbagliato io a dare il resto della spesa. Eppure avevo controllato bene e il mio portafoglio alla fine della giornata era vuoto. Vabè, sarò stato io comunque. Due mesi dopo spariscono 60 sterline. Stavolta è chiaro: io non c'entro. C'è una inchiesta interna ed un mare di bugie: c'è chi si difende tentando di nascondere le piccole inadempienze commesse, c'è una che cerca di incolpare la collega. Non passa nemmeno una settimana e compare un messaggio sul libro delle comunicazioni: da oggi le chiavi della cassa e delle medicine devono essere portate dalla stessa persona che avrà piena responsabilità per ogni discrepanza. Lei scrive il messaggio, io il primo a prendere le chiavi e, guarda a caso, mancano già due medicine. L'obiettivo è chiaro: mettere nei casini i colleghi.
Poi uno ci pensa e mette insieme piccole cose a cui prima non aveva fatto caso: i soldi per pagare il taxi non restituiti; la promessa fatta al manager di scusarsi per una risposta maleducata verso di me mai mantenuta; i guanti di lattice di scorta nascosti; il parlare alle spalle; lo scaricare la colpa sempre verso i colleghi. Sono tutte piccole cose, banali, stupide, grette, non necessarie, ma tanto più superflue sono, tanto più incomprensibili e malvagie.
Perchè fare del male quando non se ne trae beneficio alcuno, se non la soddisfazione di avere fatto del male? Non hai dimostrato di essere più forte, nè più intelligente. Non ti sei arricchita e hai rubato a dei disabili. Nessuno ti stimerà di più. Tutte le tue azioni rimangono nascoste, oscure, non te ne puoi nemmeno vantare con le amiche.
No, i malvagi non esistono. Però qualcuno mi deve spiegare il perchè.
Il male non è (quasi) mai giustificabile, però nel momento in cui diventa comprensibile è anche possibile immaginare il suo superamento e aprire degli spiragli per una conversione. Il male fine a se stesso, invece, è assolutamente incomprensibile. Non ha spiegazioni e non comprende possibilità di conversione. Come può solo pensare di pentirsi una persona assolutamente malvagia? No, i malvagi non esistono.
Poi, giorno dopo giorno, un dubbio si è insinuato in quella che era una incrollabile certezza. Il dubbio ha la forma di una donna bella, sorridente, disponibile e molto professionale. Un giorno spariscono 20 sterline dalla cassa. Chi è stato? O io o lei. Lei impossibile, avrò sbagliato io a dare il resto della spesa. Eppure avevo controllato bene e il mio portafoglio alla fine della giornata era vuoto. Vabè, sarò stato io comunque. Due mesi dopo spariscono 60 sterline. Stavolta è chiaro: io non c'entro. C'è una inchiesta interna ed un mare di bugie: c'è chi si difende tentando di nascondere le piccole inadempienze commesse, c'è una che cerca di incolpare la collega. Non passa nemmeno una settimana e compare un messaggio sul libro delle comunicazioni: da oggi le chiavi della cassa e delle medicine devono essere portate dalla stessa persona che avrà piena responsabilità per ogni discrepanza. Lei scrive il messaggio, io il primo a prendere le chiavi e, guarda a caso, mancano già due medicine. L'obiettivo è chiaro: mettere nei casini i colleghi.
Poi uno ci pensa e mette insieme piccole cose a cui prima non aveva fatto caso: i soldi per pagare il taxi non restituiti; la promessa fatta al manager di scusarsi per una risposta maleducata verso di me mai mantenuta; i guanti di lattice di scorta nascosti; il parlare alle spalle; lo scaricare la colpa sempre verso i colleghi. Sono tutte piccole cose, banali, stupide, grette, non necessarie, ma tanto più superflue sono, tanto più incomprensibili e malvagie.
Perchè fare del male quando non se ne trae beneficio alcuno, se non la soddisfazione di avere fatto del male? Non hai dimostrato di essere più forte, nè più intelligente. Non ti sei arricchita e hai rubato a dei disabili. Nessuno ti stimerà di più. Tutte le tue azioni rimangono nascoste, oscure, non te ne puoi nemmeno vantare con le amiche.
No, i malvagi non esistono. Però qualcuno mi deve spiegare il perchè.
6 commenti:
Unde malum? Per quel che riguarda i malvagi ho sempre pensato piu' a Himmler, a Pol Pot o a Toto' Riina. Quelli che rubano ai disabili e incolpano i colleghi li rubricherei piu' come stronzi. Egualmente privi di scrupoli. Se poi in ogni stronzo si celi un malvagio e' questione controversa. Ne scrive Tabucchi citando De Quincey. Perche' e' importante proibire l'omicidio? Non per ragioni morali, ma sociali. Perche' poi dopo la violazione di un tale tabu' uno non rispetta piu' alcuna regola e finisce per mangiare a tavola senza posate. Ma allora chi mangia senza posate e' sospettabile di omicidio? (Tabucchi scherzava ovviamente)
non so. ho come l'impressione che le piccole cattiverie siano molto più malvagie dei grandi crimini contro l'umanità. anche se probabilmente hai ragione tu.
potrei citare hannah arendt se l'avessi letta...
Ma non sei il solo. Montale vedeva il male di vivere nel cavallo che stramazza, nella foglia che si accartoccia, nel rivo strozzato che gorgoglia. Ogni micro-male ci rimanda al macro-male definitivo, ne diventa metafora. Pero' penso sempre che non bisogna dimenticare che dietro la metafora poi c'e' l'essenza. Non so se chi mangia scompostamente sia un omicida in pectore, me lo chiedo. C'e' del male in tutti noi del resto.
volendo c'è pure un po' di foucault.
ne gli anormali racconta di come alla psichiatria viene affidato il compito di spiegare il delitto inspiegabile, quello che non è nè pazzia nè razionalmente comprensibile.
il dispositivo trovato per spiegare l'inspiegabile è l'istinto. e si incomincia così un lavoro di setacciamento dei comportamenti che svelerebbero il criminale.
foucault fa dare alla psichiatria ragione a tabucchi, mi pare. e senza nemmeno scherzare troppo.
più seriamente: naturalmente c'è del male in tutti noi. però quello che mi lascia scandalizzato non è tanto il male in sè, ma il male inspiegabile (proprio come succedeva ai proto-psichiatri). hitler e pol-pot mi paiono paradossalmente più comprensibili (forse perchè se ne discute un po' dovunque), tra ideologia, pazzia, potere e meccaniche di potere, che chi si diverte a fare il male gratuitamente.
poi, nel mio caso, lo spaesamento è molto forte proprio perchè non ci troviamo davanti alla tipica fenomenologia dello stronzo, che lo annusi a distanza di
chilometri.
forza Luca!
grazie mario.
siccome questo è un blog colto segnaliamo pure un post di azione parallela (il mio blog filosofo preferito) che esprime idee simili alle mie, ma molto ma molto meglio:
http://www.azioneparallela.splinder.com/
il post è le ragioni nascoste.
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