sabato 12 gennaio 2008

Primarie aborto noprofit, 12-01-08

L'altro giorno riflettevo sui destini del terzo settore, e di come sia diventato, in quel grande monopsonio che sono i servizi per il sociale, al tempo stesso ostaggio dello stato e del mercato. Mi era sfuggita l'ironia del fatto che il nome "terzo settore" nasce proprio per sottolinearne l'alterità rispetto allo stato e al mercato, come sottolinea Stefano Zamagni in un breve ma preciso articolo su benecomune.net.

Intanto impazza la polemica sull'aborto. Per pigrizia intellettuale avrei preferito non occuparmene mai seriamente, comunque nel dibattito spuntano, a volte, riflessioni interessanti e fruttuose. Sempre su benecomune ne è stata pubblicata una, di Alberto Gambino, che mi ha colpito molto. Gambino ragiona sui legami etico-giuridici tra legge 194 e legge 40. Si insiste molto sul diritto alla vita del feto contrapposto a quello della madre di decidere della propria vita. In questo modo si reifica il feto, come se fosse pensabile al di fuori dell'utero della madre. Epperò:
Per quanto la legge 40 si sforzi di definirlo “soggetto giuridico”, l’embrione, una volta disgiunto dal corpo della donna, diventa un’entità quasi invisibile rinchiusa in una provetta, che finisce per essere percepita come qualcosa di diverso da un soggetto che diverrà bambino. L’aver consentito che la vita possa prodursi in provetta finisce per mettere a repentaglio la vita stessa e, dunque, una legge che legittima tale situazione non può certo definirsi “buona”.
Passando invece a cose più lievi, le primarie americane ad esempio, scopro via the Monkey Cage, un test di associazioni implicite. A quanto pare ho una preferenza inconscia per Bill Richardson, che prima non sapevo nemmeno che esistesse. E, vista la foto sopra, come potrebbe non essere?

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