Il motto dell'Ordine dei Predicatori è una sola parola: Veritas, una parola che spaventa e affascina. Quante stragi sono state compiute in nome di verità o di ciò che ci è stato spacciato come tale! eppure ognuno di noi la ricerca e vorrebbe conoscerla. Quando crede di averla trovata, la difende e cerca di convincere gli altri. Senza verità non ci sarebbe discorso possibile e tutto si liquefarebbe nell'indistinto, nel contingente, nel discrezionale. Non sarebbe più possibile prendere una decisione, perché le conseguenze delle nostre scelte sarebbero aleatorie; non si potrebbe più combattere per una causa, perché varrebbe tanto quanto tutte le altre e cioè nulla; non si potrebbe più parlare, perché le nostre parole non avrebbero alcun significato.
La verità è anche una tentazione. Vorremmo renderla una nostra proprietà privata, a nostra esclusiva disposizione. Vorremmo essere giudici del vero e del falso. Vorremmo non avere mai bisogno di cambiare idea. Se questo atteggiamento è possibile, anzi necessario, per tante piccole verità quotidiane, diventa immediatamente blasfemo, quando questa verità è Dio in persona.
domenica 31 marzo 2013
martedì 19 marzo 2013
E' la Chiesa, bellezza!
Abbiamo un nuovo papa. Si chiama Francesco. Da quel piovoso mercoledì sera, quando si è affacciato sulla loggia, sta stupendo e entusiasmando molti. Sta dando speranza a un popolo che ne aveva tanto bisogno, sta restituendo il sorriso ad una Chiesa incupita da scandali e sospetti.
Molti, forse, sono tentati di contrapporre Francesco a Benedetto: così differente è lo stile, la liturgia (!), la storia personale. Non è una questione di scarpe rosse, si badi bene, ma di simboli e i simboli sono importanti. Eppure questi molti sbaglierebbero, se intendessero esaltare l'uno per squalificare l'altro, perché questo cambio di passo a S. Pietro non fa altro che illuminare la cattolicità della Chiesa.
Molti, forse, sono tentati di contrapporre Francesco a Benedetto: così differente è lo stile, la liturgia (!), la storia personale. Non è una questione di scarpe rosse, si badi bene, ma di simboli e i simboli sono importanti. Eppure questi molti sbaglierebbero, se intendessero esaltare l'uno per squalificare l'altro, perché questo cambio di passo a S. Pietro non fa altro che illuminare la cattolicità della Chiesa.
domenica 3 marzo 2013
Un voto scomodo
Esplicitamente i frati predicatori emettono un unico voto, quello di obbedienza, che include e fonda gli altri due, il voto di povertà e quello di castità. E questo a dimostrare quanto sia importante. Eppure è una promessa evangelica poco affascinante, viene guardata con sospetto, fa addirittura paura. Troppi sono stati nel nostro secolo i crimini commessi nel nome dell'obbedienza. E questa è la ragione per cui l'obbedienza va vissuta con consapevolezza e responsabilità.
Non si tratta affatto di rinunciare acriticamente alla propria volontà e alla propria intelligenza e di comportarsi come marionette. Anzi, si deve diffidare sempre di chi vi chiede di smettere di usare il cervello.
Non si tratta affatto di rinunciare acriticamente alla propria volontà e alla propria intelligenza e di comportarsi come marionette. Anzi, si deve diffidare sempre di chi vi chiede di smettere di usare il cervello.
mercoledì 27 febbraio 2013
Chiesa e politica: com'era una volta
Siamo ormai giunti alla vigilia elettorale. Ci va a fagiolo una breve panoramica dei rapporti tra Chiesa e politica, dalle origini fino a Teodosio.
1. Il rapporto tra Chiesa e politica è di tipo organico e di reciproca influenza. La politica, nella misura in cui ha organizzato e strutturato il territorio o ha perseguito i suoi fini, ha contribuito a plasmare la Chiesa, che, a sua volta, nel rispondere alle sfide poste dalla politica, ha trasformato la società.
Tenterò qui di tratteggiare sinteticamente le diverse configurazioni del rapporto tra Chiesa e stato fino a Teodosio.
Il cristianesimo si era presentato, alle sue origini, come una religione estranea alle vicende della politica, senza propositi di rivoluzione sociale o rivendicazioni etniche. La reciproca indifferenza tra Chiesa e politica durò, però, molto poco, appena trent'anni. Furono le autorità politiche a percepire, con crescente consapevolezza, il cristianesimo come un pericolo e in quanto tale tentarono di estirparlo. Non ci riuscirono e il fronte venne capovolto: il cristianesimo passò rapidamente da religio licita a vera e propria religione imperiale. Da quel momento la sfida che la Chiesa dovette affrontare fu di difendere la propria autonomia dalle ingerenze del potere politico.
domenica 3 febbraio 2013
Un bambino per tutti?
La scorsa settimana Roberto Saviano ha scritto, con la solita maestria e concisione, un articolo per l'Espresso a favore dell'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Il tema è "molto caldo" e il pezzo di Saviano mi sembra un ottimo punto di partenza per rifletterci sopra.
Saviano presenta tre argomenti, un corollario e un suggerimento.
Il primo argomento è che la famiglia non è un concetto biologico, ma storico, soggetto a mutare nel tempo e a seconda della cultura ambiente. Il secondo è che ciò che conta davvero nell'adozione è l'amore che la motiva. Il terzo è che è preferibile affidare i bambini a nuove forme di famiglia, piuttosto che lasciarli in stato di abbandono.
Il corollario è che la Chiesa non dovrebbe permettersi di intervenire nel dibattito pubblico cercando di condizionare una legislazione che vale per tutti, e non solo per i cattolici.
Il suggerimento è di orientare il dibattito su quali siano i criteri che consentano di capire se il nucleo familiare in fieri è in grado di adottare oppure no. Sicuramente quest'ultimo suggerimento va accolto e, per farlo, bisogna rispondere proprio ai tre argomenti riportati da Saviano. Poi aggiungerò qualche considerazione sul corollario.
Saviano presenta tre argomenti, un corollario e un suggerimento.
Il primo argomento è che la famiglia non è un concetto biologico, ma storico, soggetto a mutare nel tempo e a seconda della cultura ambiente. Il secondo è che ciò che conta davvero nell'adozione è l'amore che la motiva. Il terzo è che è preferibile affidare i bambini a nuove forme di famiglia, piuttosto che lasciarli in stato di abbandono.
Il corollario è che la Chiesa non dovrebbe permettersi di intervenire nel dibattito pubblico cercando di condizionare una legislazione che vale per tutti, e non solo per i cattolici.
Il suggerimento è di orientare il dibattito su quali siano i criteri che consentano di capire se il nucleo familiare in fieri è in grado di adottare oppure no. Sicuramente quest'ultimo suggerimento va accolto e, per farlo, bisogna rispondere proprio ai tre argomenti riportati da Saviano. Poi aggiungerò qualche considerazione sul corollario.
domenica 20 gennaio 2013
Terra Santa
Ho avuto il privilegio di trascorrere i primi sei giorni di gennaio in Terra Santa. Penso sia un modo molto speciale per iniziare l'anno, nella speranza che continui così: sulle orme di Cristo.
E' stata la mia prima volta e tutto era nuovo. Ecco le considerazioni di un pellegrino di primo pelo:
1. A parte Gerusalemme, in Terra Santa non c'è nulla che valga la pena vedere per sé: un lago inquinato e un fiume acquitrinoso; quattro ruderi romani e tante brutte chiese degli anni '30; colline spelacchiate, sabbia, sassi. Eppure tutto è meraviglioso, tutto acquista senso, bellezza e interesse perché viene visto con gli occhi della fede: quello è il mare su cui ha camminato Gesù, quello è il fiume in cui è stato battezzato, quelle sono le pietre su cui ha camminato quando era ragazzo o nelle sue ultime ore di vita, quella è la collina su cui ha predicato o pregato, quello il deserto dove pregava.
E' stata la mia prima volta e tutto era nuovo. Ecco le considerazioni di un pellegrino di primo pelo:
1. A parte Gerusalemme, in Terra Santa non c'è nulla che valga la pena vedere per sé: un lago inquinato e un fiume acquitrinoso; quattro ruderi romani e tante brutte chiese degli anni '30; colline spelacchiate, sabbia, sassi. Eppure tutto è meraviglioso, tutto acquista senso, bellezza e interesse perché viene visto con gli occhi della fede: quello è il mare su cui ha camminato Gesù, quello è il fiume in cui è stato battezzato, quelle sono le pietre su cui ha camminato quando era ragazzo o nelle sue ultime ore di vita, quella è la collina su cui ha predicato o pregato, quello il deserto dove pregava.
domenica 13 gennaio 2013
Perché facciamo il male?
Hans Jonas ebbe modo di scrivere che Auschwitz, e tutto ciò che questo nome rappresenta, ha cambiato il nostro modo di concepire Dio. E' sicuramente così, ma è anche vero che ha cambiato il modo con cui l'uomo vede se stesso. La nostra capacità di fare il male ci lascia sgomenti. Non paiono esserci limiti: i record di crudeltà che la storia ci ha tramandato vengono polverizzati da atrocità sempre più sofisticate, che rivelano nuove profondità negli abissi del cuore umano.
Alla domanda non si sfugge: perché facciamo il male?
Una prima risposta potrebbe essere questa: perché siamo costretti a farlo. E' la nostra stessa natura che ci spinge a farlo, perché è debole, difettosa, malvagia. Questa risposta nega la libertà umana (di fare o non fare il male) e ci libera da ogni responsabilità rispetto alle nostre azioni cattive.
Alla domanda non si sfugge: perché facciamo il male?
Una prima risposta potrebbe essere questa: perché siamo costretti a farlo. E' la nostra stessa natura che ci spinge a farlo, perché è debole, difettosa, malvagia. Questa risposta nega la libertà umana (di fare o non fare il male) e ci libera da ogni responsabilità rispetto alle nostre azioni cattive.
sabato 29 dicembre 2012
Il lucernario
Tutto è buio e attende. Le luci sono spente. Nessuno fiata.
E' strana una chiesa così. Quando ci si riunisce in assemblea, la sala è sempre illuminata e si vede chiaro il volto di ciascuno, così da poterne scrutare ogni espressione, anche quell'impercettibile movimento del volto che tradisce la più piccola delle emozioni. La situazione è sotto controllo e niente ci può sorprendere, quando tutto è illuminato.
Nella vita, però, non è mai così. Fatichiamo a comprendere quello che accade in torno a noi. Siamo cattivi aruspici e i presagi che il mondo ci regala rimangono indecifrati. L'angoscia per il futuro ci fa da compagna. La paura per noi e per i nostri affetti attanaglia le notti e scaccia il sonno.
mercoledì 12 dicembre 2012
Scola e la politica dello spirito
Nel suo recente discorso alla città, il cardinal Scola ha criticato a chiare lettere la laicità intesa come una neutralità dello stato verso il fenomeno religioso. Ecco il passaggio più significativo:
Lo Stato, sostituendosi alla società civile, scivola, anche se in maniera preterintenzionale, verso quella posizione fondativa che la laicité intendeva rigettare, un tempo occupata dal “religioso”. Sotto una parvenza di neutralità e oggettività delle leggi, si cela e si diffonde – almeno nei fatti – una cultura fortemente connotata da una visione secolarizzata dell’uomo e del mondo, priva di apertura al trascendente. In una società plurale essa è in se stessa legittima ma solo come una tra le altre. Se però lo Stato la fa propria finisce inevitabilmente per limitare la libertà religiosa.Il ragionamento di Scola non risulta pienamente comprensibile se non si coglie quel presupposto antropologico secondo cui uno dei fondamenti imprescindibili della persona umana è la sua apertura a ciò che la trascende, all'Altro da sè, a Dio. Una vita piena, realizzata, felice ha, cioè, come elemento necessario la coltivazione della propria dimensione religiosa. Lo stato, proprio come non è indifferente alla salute, alla cultura e all'espressione artistica dei suoi cittadini, - al punto da promuoverle attraverso iniziative di carattere sportivo, musei, mostre, corsi formativi di varia natura e non discriminando chi non ne fosse interessato -, così dovrebbe favorire anche la loro vita spirituale.
martedì 4 dicembre 2012
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"Stagioni" di Rigorni Stern mi fa tornare la nostalgia di qualcosa che ho assaggiato e mai avuto davvero.
E' lì la mia casa e lì sono le mie radici e tutta la mia vita è come un viaggio di ritorno che, forse, non si compirà mai.
Anzi, si compirà certamente, perché i piedi dell'uomo sono fatti per calpestare i pascoli, le sue gambe per inerpicarsi lungo i sentieri, le sue mani per accarezzare la roccia, i suoi occhi per abbacinarsi di fronte all'orizzonte, i suoi polmoni per respirare l'aria delle vette.
Bibliografia: Rigoni Stern, Stagioni