Sono tornato ieri da Bolzano. Anche lì è più che viva la campagna per le primarie. Io sostengo apertamente (e ho fatto pure un po' di propaganda famiglia) la candidatura del segretario dei ds Christian Tommasini. Ho spiegato le mie motivazioni sul blog a sostegno della sua candidatura con il post che segue:
Alle primarie voterò (si fa per dire) Tommasini come segretario del partito democratico altoatesino. Il mio è un sostegno convinto, e i motivi sono presto elencati:
Alle primarie voterò (si fa per dire) Tommasini come segretario del partito democratico altoatesino. Il mio è un sostegno convinto, e i motivi sono presto elencati:
1) Tommasini ha dimostrato di saper vincere le elezioni, e questo è il minimo che si deve chiedere al segretario di un partito politico. Tre, in particolare, le scelte, faticosamente accettate dagli alleati, che ne hanno dimostrato la lungimiranza e l'acume strategico: la candidatura della Gruber, di Spagnolli e di Peterlini.
Viene eletto a guida dei ds nel 2001. La prima sfida elettorale sono le provinciali del 2003. In quell'occasione viene tentato l'esperimento "Pace e Diritti", una lista che unisce ds e rifondazione e che manca il secondo consigliere provinciale per una manciata di voti. Gli amici della Margherita passano da due a un consigliere, che poi verrà espulso dal loro partito. Nel 2004 ci sono le europee. Tommasini tira fuori dal cappello la candidatura di Lilli Gruber. La lista dell'Ulivo praticamente raddoppia i propri voti e diventa la seconda forza politica dell'Alto Adige dopo la SVP. Alle successive comunali, la Margherita impone la ricandidatura di uno svogliato Salghetti e i DS rinunciano a candidare un proprio esponente. Sappiamo tutti come è andata. Il secondo giro, vede Tommasini sposare convinto la candidatura di Gigi Spagnolli, e la Margherita accetta obtorto collo, nonostante Spagnolli sia un "suo uomo" (oltre che essere uno che ha dimostrato di saper vincere e governare una città). Le elezioni politiche sono le ultime. La ricandidatura di Bressa è data per scontata, molto meno quella di Peterlini "il tedesco" al senato. Si pensa ad un italiano per venire incontro a supposti istinti nazionalistici dell'elettorato di Bolzano e della Bassa. Tommasini tiene duro su Peterlini, che stravince le elezioni, persino nel quartiere Don Bosco, aumenta del 3% i propri consensi e diviene indispensabile alla maggioranza di governo.
2) Tommasini ha dimostrato di saper gestire un partito.
Quando ne divenne segretario, i DS erano un partito lacerato da correnti e divisioni interne. Nemmeno Guido Margheri, che era stato inviato da Roma come commissario per pacificare il partito, era riuscito a pacificare il rissoso partito. Sei anni dopo, il partito è coeso e unito. Sarebbe bello poter dire lo stesso della Margherita.
3) Tommasini ha una visione politica e programmatica di ampio respiro, che trova le sue radici in giganti del pensiero progressista moderno come Sen, Rawls e Nussbaum, am che viene coniugata con la realtà altoatesina.
Sarò orgoglioso di poter militare in un partito che lotta per l'uguaglianza delle opportunità, oltre ogni steccato di classe, genere ed etnia. Una società giusta è, infatti, una società dove tutti abbiano gli strumenti per realizzare se stessi, per poter diventare quello a cui aspirano. E la buona politica è quella che si adopera per renderlo possibile.Nelle parole di Tommasini: "E’ giunto finalmente il momento di dare a noi e ai nostri figli le stesse opportunità di partenza, al figlio di un dottore come al figlio di un operaio, ad una donna come a un uomo, a un’impresa “italiana” come a una “tedesca”. Il partito democratico dell’Ulivo avrà questo compito, costruire un’autonomia che dia a tutti i cittadini, di tutti i gruppi linguistici, gli stessi vantaggi e le stesse opportunità."
Tommasini sa vincere le elezioni, sa gestire un partito e propone un pd come partito delle pari opportunità. Ed è per queste tre ragioni che lo voterò.
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