Le avventure politiche di Gordon Brown e Walter Veltroni hanno significativi paralleli. Entrambi hanno ricoperto il ruolo di “vice”, successori predestinati, di due leader che hanno profondamente innovato il panorama politico dei rispettivi paesi. I progetti politici, New Labour e L'Ulivo, si proponevano di riportare la sinistra al governo, percorrendo la “terza via”, che conciliava idee di giustizia sociale e principi economici liberali. Dieci anni dopo, è arrivato per entrambi, Brown e Veltroni, il momento di assumersi la responsabilità del comando.
Nel frattempo il mondo è cambiato. Il fascino delle terza vie si è notevolmente affievolito. Prodi è stato esiliato in Europa e Berlusconi ha governato per cinque lunghi anni. Blair si è lanciato nella folle avventura irachena e, pur vincendo tre elezioni di fila, ha visto la graduale disaffezione degli elettori e l'abbandono di importanti esponenti di partito.
Ora, Brown si è insediato alla guida del governo britannico con una sola parola d'ordine, ripetuta ossessivamente: “cambiamento, cambiamento, cambiamento”. Veltroni si è candidato alla guida di un partito nuovo, nuova veste del progetto ulivista. A Brown è stata riconosciuta la leadership del Labour con un consenso quasi unanime e senza nessuno che osasse sfidarlo al congresso. Veltroni si presenta alle primarie sicuro del proprio successo, e con avversari che ambiscono, più che a sconfiggerlo, a prevenire un unanimismo bulgaro.
Le analogie devono, al momento, finiscono qui. Nonostante i proclami, i primi atti di Brown da premier sembrano dimostrano la sua volontà di perseverare con alcune priorità e strategie blairiane. Brown ha deciso di scommettere, come il suo predecessore, sull'ossessione securitaria, proponendo di allungare i termini per la detenzione preventiva senza esplicitare accuse o il permesso di magistrato, studiando progetti di leggere per parificare la marijuana alle droghe pesanti, incoraggiando la polizia ad usare la legislazione sul terrorismo per sopprimere le proteste ambientaliste all'aeroporto di Heathrow. Il secondo punte debole è la rappresentanza femminile. Le donne rimangono una presenza marginale nella compagine governative, con la sola Smith a capo di un ministero importante, gli interni. L'unica vera novità è il graduale riposizionamento britannico nello scacchiere internazionale, lontano dalla docile fedeltà al presidente americano e riconoscendo il fallimento iracheno.
Il passaggio al governo per Veltroni sarà, verosimilmente, più arduo (anche se, come Brown, non necessariamente dovrà passare per le urne). Se avrà successo, Veltroni dovrà guidare non un monocolore, ma una coalizione variegata e vittima di dinamiche centrifughe; dovrà sfidare l'equilibrio negativo degli interessi corporativi, che nel Regno Unito vennero spazzati via dalla Tatcher, mentre in Italia trovano il proprio campione in Berlusconi; dovrà imporre un vero cambio di marcia nel processo di liberalizzazione e rinnovamento del capitalismo italiano, senza poter contare della grande risorsa finanziaria che la City ha rappresentato. E queste sono solo alcune delle sfide che Veltroni dovrà affrontare.
Con Brown, Veltroni ha in comune la grave responsabilità di rinnovare la proposta politica progressista, salvando le importanti lezioni della “terza via” e recuperando, al tempo stesso, la tradizione socialdemocratica.
Questo post è stato scritto per e pubblicato da La Quercia, periodico della federazione ds di Forlì (e ci sono un paio di articoli che vale davvero la pena leggere)
6 commenti:
Tutto bello, per carità. Anche se mi sembra un parallelismo un po' forzato.
Brown ha preso il testimone dopo 10 anni alla guida di un dicastero centrale. Veltroni, invece, nei momenti di difficoltà si è sempre sfilato, a volte danneggiando pure la propria parte politica (nel 2001 lasciò allo sbando partito e coalizione, preferendo mettersi in salvo a Roma).
Quanto agli interessi corporativi, è troppo comodo dire che è solo "roba d'altri". E il fatto che Veltroni stia costruendo la sua scalata proprio su quel gigantesco aggregato di grandi banche, grande industria, grande stampa e grande burocrazia ci permette di essere quantomeno dubbiosi sulle sue reali capacità di "cambiare, cambiare, cambiare".
Nel finale mi hai commosso :-P
bello la nuova veste del mio blog, eh?
e commovente che scriva per un giornale che si chiama ancora coraggiosamente la quercia, vero?
accetto tutti gli appunti mossi (daltronde dovevo scrivere qualcosa sul pd partendo da londra, e il confronto blair-veltroni me lo ero già bruciato). il sostegno universale che veltroni sta raccogliendo è la cosa che mi inquieta di più.
poi, tu lo sai, io preferisco i mediani alla prodi.
Bello questo blog, complimenti. Mi devo ricordare di cambiare il link da noi. In merito all'articolo, non entro nel merito, io non mi intendo di politica ;)
Un bacione
ely, più sotto ho scritto un post pensando proprio alla nostra animata discussione: non è vero che non t'intendi di politica, solo che non lo sai ;p
luca luca, sempre a pensare al pd e a VELTRONI!!!
quanto soffri a non esserci alle primarie?
il tuo blog comunque è bello i tuoi post sempre interessanti e spunto per riflessioni, soprattutto per me...baci grandi
giuro che sul pd ho praticamente finito. ed ho adempiuto a quasi tutti gli obblighi istituzionali del caso.
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