1. Ad un compleanno in un pub londinese, un giovane di Roma, laureato alla London School, vide il mio anello-rosario che porto sempre all'indice e urlò, scandalizzato: "Un Papista! un papista!". Si radunò subito un capannello di persone intorno a me a tempestarmi di domande su quello che penso dell'omosessualità e accuse di omofobia. Rimasi molto scosso dall'aggressività dei miei interlocutori.
Successivamente l'episodio mi diede modo di riflettere su come ci si senta quando si viene additati come diversi, discriminati o, comunque, accolti con ostilità in virtù della propria identità. E su come sia importante sforzarsi sempre di immedesimarsi nel proprio interlocutore, soprattutto quando si dialoga con "l'altro".
2. Una delle pietre dello scandalo nei miei confronti era il fatto che fossi imperturbabile nel definire la pratica omosessuale come peccato. E non riuscivo proprio a capire perchè questa mia opinione generasse tanto fastidio.
In fin dei conti siamo tutti peccatori (omosessuali e non), il peccato è un fatto privato e, in definitiva, non tange chi non crede. Se è comprensibile il disagio che un atto tanto legato alla propria identità venga stigmatizzato come peccato, è impossibile per un cattolico rinunciare al proprio patrimonio teologico per non urtare sensibilità altrui.
Nel dialogo con "l'altro", è necessario impegnarsi nella comprensione del lessico reciproco, senza dare per scontato nulla. Spesso, infatti, ci si scontra per futili incomprensioni, per significati diversi attribuiti allo stesso significante.
3. Nel dibattito sui diritti (e non solo quelli degli omosessuali), è un'altra la parola che mi lascia interdetto: non peccato, ma "natura". Il concetto di natura applicato alla morale e alla politica ha una storia lunga e gloriosa, è stato uno strumento potente per la conquista di molti diritti e non è stato usato esclusivamente dai cattolici. E' però un concetto infido e ingannatore. Rimanda ad una realtà biologica e incorrotta, pervertita dal progresso e a cui bisogna tornare per risolvere ogni problema sociale. Ovviamente quale sia questa realtà ante-storica nessuno lo sa, e viene definita a seconda degli interessi del caso o per contrabbandare nei codici legislativi paragrafi del catechismo.
Quello di natura è', infatti, un concetto irrilevante sia per la morale che per la politica. E' irrilevante per la morale (almeno quella cattolica), dove basta e avanza quello di peccato. E non necessariamente un atto innaturale è peccato e uno naturale non lo è. Anzi, la mia umanità è proprio definita dalla capacità di controllare la mia natura.
E' irrilevante anche per la politica, dove il principio liberale di limitazione della libertà è molto più efficacie nel regolare i rapporti interpersonali. Nello stabilire cos'è lecito e cos'è reato, il politico (cattolico o no) farebbe a non richiamarsi al concetto scivoloso di natura, ma chiedersi se un diritto o una libertà particolare nuocciono ad altri, al nostro prossimo, vicino e lontano.
4. Sgombrato il campo da intralci concettuali e adottato un'attitudine aperta al dialogo, si può anche cominciare a discutere tra laici e cattolici, andando oltre una contrapposizione infruttuosa e frustrante e cercando soluzioni pragmatiche, magari parziali, magari anche solo dei compromessi temporanei.
Il Partito Democratico è, politicamente, l'unico strumento che abbiamo per portare a buon fine il dibattito sui diritti civili e superare la "questione cattolica" (il centrosinistra non avrebbe più un partito nato da una frattura religiosa). Sarà forse per questo che è osteggiato dagli integralisti di ciascuna parte, lacisti e cattolici.
Successivamente l'episodio mi diede modo di riflettere su come ci si senta quando si viene additati come diversi, discriminati o, comunque, accolti con ostilità in virtù della propria identità. E su come sia importante sforzarsi sempre di immedesimarsi nel proprio interlocutore, soprattutto quando si dialoga con "l'altro".
2. Una delle pietre dello scandalo nei miei confronti era il fatto che fossi imperturbabile nel definire la pratica omosessuale come peccato. E non riuscivo proprio a capire perchè questa mia opinione generasse tanto fastidio.
In fin dei conti siamo tutti peccatori (omosessuali e non), il peccato è un fatto privato e, in definitiva, non tange chi non crede. Se è comprensibile il disagio che un atto tanto legato alla propria identità venga stigmatizzato come peccato, è impossibile per un cattolico rinunciare al proprio patrimonio teologico per non urtare sensibilità altrui.
Nel dialogo con "l'altro", è necessario impegnarsi nella comprensione del lessico reciproco, senza dare per scontato nulla. Spesso, infatti, ci si scontra per futili incomprensioni, per significati diversi attribuiti allo stesso significante.
3. Nel dibattito sui diritti (e non solo quelli degli omosessuali), è un'altra la parola che mi lascia interdetto: non peccato, ma "natura". Il concetto di natura applicato alla morale e alla politica ha una storia lunga e gloriosa, è stato uno strumento potente per la conquista di molti diritti e non è stato usato esclusivamente dai cattolici. E' però un concetto infido e ingannatore. Rimanda ad una realtà biologica e incorrotta, pervertita dal progresso e a cui bisogna tornare per risolvere ogni problema sociale. Ovviamente quale sia questa realtà ante-storica nessuno lo sa, e viene definita a seconda degli interessi del caso o per contrabbandare nei codici legislativi paragrafi del catechismo.
Quello di natura è', infatti, un concetto irrilevante sia per la morale che per la politica. E' irrilevante per la morale (almeno quella cattolica), dove basta e avanza quello di peccato. E non necessariamente un atto innaturale è peccato e uno naturale non lo è. Anzi, la mia umanità è proprio definita dalla capacità di controllare la mia natura.
E' irrilevante anche per la politica, dove il principio liberale di limitazione della libertà è molto più efficacie nel regolare i rapporti interpersonali. Nello stabilire cos'è lecito e cos'è reato, il politico (cattolico o no) farebbe a non richiamarsi al concetto scivoloso di natura, ma chiedersi se un diritto o una libertà particolare nuocciono ad altri, al nostro prossimo, vicino e lontano.
4. Sgombrato il campo da intralci concettuali e adottato un'attitudine aperta al dialogo, si può anche cominciare a discutere tra laici e cattolici, andando oltre una contrapposizione infruttuosa e frustrante e cercando soluzioni pragmatiche, magari parziali, magari anche solo dei compromessi temporanei.
Il Partito Democratico è, politicamente, l'unico strumento che abbiamo per portare a buon fine il dibattito sui diritti civili e superare la "questione cattolica" (il centrosinistra non avrebbe più un partito nato da una frattura religiosa). Sarà forse per questo che è osteggiato dagli integralisti di ciascuna parte, lacisti e cattolici.
21 commenti:
"La chiesa ha sempre e solo favorito i potenti della Terra, quando non ha potuto esercitare direttamente il potere sulle anime e sui corpi. Gli altri, i riformatori, i dissenzienti, i novatori, i desiderosi di novità, i modernisti, pur credendo di contribuire alla vita della chiesa, in realtà non ne facevano più parte e, riconosciuti, sono stati espunti. Così è anche di quei pensatori che pur non dichiarandosi credenti hanno cercato di riflettere sulle cose di Dio, filosofi e moralisti".
Michele Ranchetti e altri, Il disagio della civiltà cristiana
Ti consiglio di leggerlo
Bello il tuo post, anche se nutro dei dubbi sul pd...sarebbe stato bello parlarne
A risentirci! BACIO ENORME
sù mary, questo è populismo applicato al vaticano. sai bene che non è vero: hai pure tradotto un libro sull'argomento!
ci vediamo dopo natale!
"Quello di natura è', infatti, un concetto irrilevante sia per la morale che per la politica. E' irrilevante per la morale (almeno quella cattolica), dove basta e avanza quello di peccato. E non necessariamente un atto innaturale è peccato e uno naturale non lo è. Anzi, la mia umanità è proprio definita dalla capacità di controllare la mia natura.
E' irrilevante anche per la politica, dove il principio liberale di limitazione della libertà è molto più efficacie nel regolare i rapporti interpersonali. Nello stabilire cos'è lecito e cos'è reato, il politico (cattolico o no) farebbe a non richiamarsi al concetto scivoloso di natura, ma chiedersi se un diritto o una libertà particolare nuocciono ad altri, al nostro prossimo, vicino e lontano."
Bene, quindi qui ci troviamo d'accordo: ammetterai che ha poco senso parlare di "normalita'" o "natura" (che non possono essere definite rigorosamente), mentre ha senso utilizzare la morale e il peccato come discrimine (ovviamente senza costrinzione) personale e non sociale (perche'lo stato deve rappresentare tutti i suoi cittadini, e se riconoscere diritti non nuoce ai diritti degli altri, e' cosa buona e giusta)
Comunque rilancio: in Italia si puo' fare esattamente la stessa cosa che hanno fatto in Spagna. Che dici?
ammetto ammetto.
per la spagna: ho molte riserve sulle adozioni. fosse per me le limiterei a coppie sposate.
è mia personale convinzione che lo sviluppo psicofisico di un bambino richieda la presenza di un padre e di una madre. il fatto che ciò non accada sempre per i casi della vita non significa che lo stato debba promuovere questa situazione concedendo la possibilità di adottare a coppie dello stesso sesso.
I giudizi morali sui comportamenti sono rispettabili, anche quando non sono condivisibili. Non si tratta solo di una questione esclusivamente religiosa.
Fui colpito, tempo fa, nel sapere che mia madre, femminista radicale e abortista di granito, avrebbe avuto più di qualche dubbio sul porre a termine una gravidanza indesiderata.
Ho sempre interpretato le sparate della chiesa cattolica come un segno di profonda debolezza. La consapevolezza, cioè, di una perdita di influenza soprattutto morale. Surrogare la capacità di evangelizzare con una pressione indebita sulle istituzioni dello Stato (imponendo per legge ciò che si dovrebbe ottenere con la sola condotta comportamentale) è l'ammissione di un fallimento. Anche perchè non dappertutto c'è una classe politica pronta ad assecondare le richieste.
Il PD? Sai che sono assai dubbioso. Però è l'unica cosa che è rimasta.
sto leggendo in questo giorni una raccolta di scritti di alex langer (e pure questo post ne ha subito una benefica influenza).
ecco cosa scriveva langer al proposito:
http://www.alexanderlanger.org/cms/index.php?r=1&k=149&id=479
penso siano parole tutt'ora valide e degne di essere meditate.
sulla perdita di influenza della chiesa sono quasi daccordo. anzi il tuo commento mi fa molto piacere. in questi casi da parte dei cattolici di destra si è soliti accusare chi la pensa come me di pensiero debole o collusione con il postmodernismo. hai ben colto il perchè non è così.
l'influenza è stata persa quando la morale cristiana è stata adottata e svuotata dalla borghesia, diventando morale borghese, vittoriana o come la si vuol chiamare.
allora si credeva di controllare il mondo e non si vedeva che si stavano preparando le basi per il disastro attuale.
>per la spagna: ho molte riserve sulle adozioni. fosse per me le limiterei a coppie sposate
Veramente mi riferivo proprio al matrimonio di persone dello stesso sesso.
Sullo sviluppo psicofisico non saprei. La mia ipotesi e' che, all things considered and the scant research so far, non ci sia tutta questa differenza significativa con coppie eterosessuali. Gia' le adozioni sono sottoposte a uno scrutinio rigoroso, no?
il link a langer viene tagliato. basta googlare su langer aborto e aprire il sito della fondazione langer
immagino bene che l'evidenza è molto scant. per questo ritegno opportuno adottare un principio prudenziale. tra una decina danni probabilmente avremmo più elementi per giudicare.
Sull'ammissione da parte della chiesa di essere in stato di profonda debolezza, forse a te e titollo interessa questo commento, soprattutto le righe finali..
l'esperienza spagnola ha insegnato molto alla curia. in spagna sono partiti con le unioni civili e si sono ritrovati zapatero. non vogliono correre il rischio in italia.
caro luca, tocchi argomenti che in questo periodo mi fanno molto riflettere: un'amica da tempo fidanzata con una ragazza finlandese è ora incinta, fecondazione artificiale... in finlandia nulla di più normale. che ne pensi? non dico in italia, in generale...
cosa dovrei dire?
io e mi chiedo se è la stessa cosa nascere dall'amore anche fisico di due persone oppure dalla volontà di uno solo per via di una provetta.
personalmente non riesco proprio a condividere quello che ha fatto la tua amica. altra questione è se ciò debba essere legale o meno.
quello che mi fa più paura è che è la tecnica a dettare cose si può e cosa non si può, cosa è lecito e cosa è diritto. se esiste la bomba atomica è lecito usarla, se esistono la fecondazione artificiale, la creazione di ogm etc etc è nostro diritto farne uso. mi spaventa soprattutto perchè si fa a toccare quello che c'è di più sacro e delicato, cioè la nascita stessa della vita.
il mondo che diventa sempre di più un brave new world...
Mah, il sesso omosessuale è peccato tanto quanto quello eterosessuale non destinato alla procreazione.
Diciamo che possiamo largamente fregarcene sia di un peccato che dell'altro.
I veri peccati sono quelli che danneggiano il prossimo, non quelli che lo fanno godere.
anelli e' saggio... :-)
x anellidifumo:
il problema è che nessuno, in ambito politico e pubblico e da parte cattolico, parla di peccato. la questione "dico" non ha a che fare esplicitamente con il peccato, quindi dire sbattiamocene dei peccati reciproci non basta. ruini non ti dirà mai che non puoi fare il dico perchè è un peccato (e fare i precisini non lo è necessariamente), ma perchè mette in discussione l'ordine naturale della società che è basato sulla famiglia e quindi è un problema politico, non religioso.
la sfida per chi vuole confrontarsi onestamente è quindi un po' più complessa.
notarella catechistica: il peccato è per un cattolico il prendere le distanze, distaccarsi, allontanarsi da dio. io posso peccare anche senza danneggiare il prossimo (ma sicuramente danneggio me stesso, anche se in modo non evidente).
pero' luca, pur con tutti i distinguo e le difficolta', quando si tratta di fare un ragionamento logico e politico non si riesce and andare piu' in la del "ordine naturale della societa'". E questo e' dibattibile, visto che le societa' umane sono cambiate incredibilmente - che ce ne facciamo della poligamia, della poliginia e della poliandria? Diciamo che non sono naturali? E via discorrendo.
Quindi nell'ipotetico caso che citi, Ruini/Bagnasco sarebbe onesto a dire che si oppongono perche' va contro l'idea di morale (peccato) della chiesa cattolica, ma il problema e' tutto qui: parlano di ordine naturale, associano subdolamente i dico (!?) a incesto e pedofilia. E' proprio questa disonesta' che mette a disagio parecchi, noto.
guarda, io sono convinto che la famiglia sia davvero il mattone della società e sono pure convinto che per quanto possibile vada aiutata.
sono però cosciente che le forme della famiglia sono mutate nel tempo e che l'attuale crisi non è frutto di attività legislativa ma di profondi mutamenti socio-economici.
la posizione della chiesa mi pare quindi, se condivisibile dal punto di vista degli obiettivi, assolutamente fuori bersaglio dal punto di vista dell'analisi del problema e, di conseguenza, delle soluzioni da adottare.
sull'ordine naturale della società concordo con te, come spero di aver dimostrato nel mio post. però non sminuirei troppo l'argomento. quanti diritti umani sono stati promossi proprio con le stesse motivazioni?
Beh, tecnicamente i diritti umani cosiddetti inalienabili si assoggettano alla stessa critica che si muove alla religione. O ci si crede o non ci si crede.
Io ammetto di credere in alcune cose e non in altre, e ammetto che io e altri possiamo cambiare idea, come anche no.
Si, sono uno sporco e cinico relativista :)
Debbo dire che questo dibattito mi piace molto e sicuramente il post che hai scritto ne ha favorito una canalizzazione su un binario di serenità e pacatezza. Concordo in maniera totale con la tua riflessione sul Pd.
grazie innoxius, ma continuiamo pure a discuterne!
ja: lo so che sei un cinico.
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